Paola Barbara Gozi interviene in comma Comunicazioni 18.05.2021

18/05/2021

Grazie Eccellenze,

desidero esprimere un mio pensiero relativo a quanto accaduto nelle ultime settimane all’interno dei Castelli di Borgo Maggiore e San Marino.

Fatti incresciosi davvero preoccupanti che hanno provocato non solo disturbo alla quiete pubblica, e che comunque non è poca cosa per i residenti, ma soprattutto si sono verificati atti di vandalismo e di violenza fisica vera e propria, mettendo quindi a repentaglio giovani vittime, la salute di chi lavora, quindi i gestori dei bar, dei ristoranti e degli utenti stessi.

Si tratta quindi di episodi incivili, che perturbano la vita sociale e che inducono un clima di insicurezza e allarmano la popolazione poiché contravvengono alle regole fondamentali della convivenza civile.

Una sana movida, con qualche schiamazzo notturno, diciamo che è comprensibile, ma arrivare a commettere atti di violenza fisica, deturpare spazi pubblici e privati coinvolgendo altri giovani il cui intento è nel trascorrere qualche ora spensierata, questo è davvero preoccupante.

Che il Covid abbia accelerato la violenza repressa per mesi?

Può essere.

Per molti giovani l’isolamento forzato ha prodotto seri problemi a livello psicologico e la violenza, che in alcuni esisteva anche prima della pandemia, si è accentuata a dismisura.

L’isolamento quindi ha purtroppo influito negativamente su questi comportamenti, segnali di un indubbio disagio tra le fasce più giovani della popolazione, ed è compito di noi tutti farci un esame di coscienza in che cosa stiamo sbagliando.

La violenza non è imputabile ad un’unica causa, ma è il prodotto della complessa interazione di numerosi fattori d’influenza a vari livelli.

Alcuni fattori sono prossimali ed hanno quindi un’azione diretta sul ragazzo, altri sono invece distali e intervengono indirettamente.

Lassismo delle famiglie, troppa libertà concessa, utilizzo smoderato dei social tra i cui rischi vi sono l’amplificazione e l’emulazione di comportamenti inappropriati, abuso di alcool e di sostanze stupefacenti, questi sono alcuni dei tanti fattori che hanno portano a quanto descritto.

Sono convinta che la responsabilità è anche di noi genitori che in varie occasioni cerchiamo di essere amici, genitori moderni ad ogni costo, rinunciando al ruolo di educatori.

Il problema di oggi è quindi “l’emergenza educativa”.

Le nostre forze dell’ordine, sono intervenute in più occasioni per sanare la situazione, e di questo ne rendiamo merito.

Ma questo non è sufficiente.

Il lavoro deve essere a mio avviso centrato sulla prevenzione in quattro campi d’azione – la famiglia, la scuola, lo spazio pubblico e i media.

E’ indispensabile oltre potenziare il controllo da parte della gendarmeria, polizia civile, guardia di rocca in determinati giorni/serate e in specifiche aree; avviare tavoli tecnici tematici progettando misure adeguate a rafforzare ulteriormente le attività di monitoraggio e valutazione anche con le realtà limitrofe; aumentare i servizi di assistenza e di controllo; predisporre e realizzare attività di informazione, comunicazione e sensibilizzazione mirate alla prevenzione del fenomeno; prevedere nell’ambito formativo l’acquisizione delle competenze sociali e metodologiche come, ad esempio, la gestione dei conflitti, la capacità di lavorare in gruppo, la capacità di risolvere problemi e le strategie di comunicazione.

Pertanto è basilare il contemporaneo coinvolgimento di strutture, operatori e programmi in diversi ambiti: politico, educativo, sociale e sanitario.

Una strategia quindi di rete, strumento indispensabile.

E poi un’ultima osservazione.

Non incitiamo la violenza.

Attraverso facebook si leggono dei commenti da rabbrividire!

Ricordiamo che la violenza non risolve i conflitti, non è sinonimo di forza, ma di debolezza.

La violenza non crea ma distrugge solamente.

Grazie