Mussoni (Dc): “Non possiamo mancare all’appuntamento con la Ue”

23/10/2023

“I dati del bollettino statistica dicono che il nostro sistema economico nei quattro anni di governo ha registrato una crescita del PIL”
“Ecco su quali basi nasceranno la maggioranza ed il governo della prossima legislatura“

La politica scalpita letteralmente fra incontri, strategie e le elezioni che incombono. Nel frattempo però c’è un Paese da governare e risultati da portare a casa, così come gravi e urgenti problemi da risolvere. Di questo e altro abbiamo parlato con il Consigliere e capogruppo del Pdcs, Francesco Mussoni.

Capogruppo Mussoni, partiamo dall’attualità. L’Europa punta decisa sull’austerity richiedendo agli Stati membri tagli e sacrifici enormi. A San Marino sempre più famiglie si rivolgono alla Caritas, chiude la Centrale del latte… crede sia davvero il momento più opportuno per accelerare sul processo di associazione alla Ue?

“Noi abbiamo un appuntamento con L’Unione Europea cui non possiamo mancare, né come Stato né come cittadini. Resteremo stato terzo rispetto alla UE, con una cooperazione rafforzata dall’accordo di associazione che stiamo negoziando. Se le chiedessi oggi se è stato un bene che il governo di allora ha fatto saltare la firma dell’accordo contro le doppie imposizioni con la Repubblica italiana nel 2005, con il ministro esteri che era in viaggio, come mi risponderebbe? La politica deve avere visione e decisione, questo è ciò che serve ora a San Marino. Il treno va preso, ed è in orario! Dall’accordo nasceranno più opportunità per famiglie e imprese”.

La ringrazio ma preferisco sia lei a rispondere. Detto questo esiste innegabilmente un problema di fiducia. Quando il politico rassicura, la gente non gli crede più. Come possiamo allora convincere i sammarinesi che l’Europa è una opportunità e non una “rimessa”? Perché la semplice parola del Segretario di turno onestamente non basta.

“Non è un problema di fiducia, sono passaggi nevralgici e determinanti il nostro futuro, giusto confrontarsi, chiedere, avere timori. La scelta di restare Paese terzo con una integrazione con la UE nasce dal 2012, non c’è stato governo che non abbia posto tale priorità, ed anche l’attuale maggioranza e governo nascono con la comune visione di essere un Paese eurocompatibile e riconosciuto come tale”.

Perché oltre al Des nelle sue varie versioni, osteggiato praticamente da tutti, non siete riusciti a trovare una valida alternativa di sviluppo?

“Dati del bollettino statistica alla mano ci dicono che il nostro sistema economico nei quattro anni di governo ha registrato dal 2019 al 2023 una crescita del PIL da 1,4 Miliardi ad 1,7 miliardi con incremento del 15 % nel quadriennio (compreso l’anno del covid), passato da 1000 disoccupati a 400, dal 7% al 2% il tasso di disoccupazione in senso stretto. Dopo avere stabilizzato la finanza pubblica e l’economia, in un quadriennio terrificante per l’eredità ricevuta e per gli accadimenti contingenti, occorrerà certamente fare di più e meglio e crescere ancora più decisamente con investimenti qualificati e significativi. Determinante dovrà essere coinvolgere ancora più le parti sindacali e datoriali nel processo di riorganizzazione del paese e nella visione del Paese”.

Crede davvero che l’attuale maggioranza possa ripresentarsi di fronte agli elettori ed avere i numeri per governare?

“La maggioranza ed il governo della prossima legislatura nasceranno sulla comune volontà del percorso di associazione con l’Unione europea, sulle priorità di sviluppo del sistema economico, su una visione dei temi sociali e di welfare, dalla condivisione dei problemi e dei percorsi per risolverli. Ritengo sia difficile per la DC avviare il dialogo con chi non condivide, al di là degli schieramenti, il percorso di associazione”.

In tanti sono pronti a scommettere che ci sarà una riproposizione dell’alleanza con Rete. Si sente di escluderla?

“Ritengo sia stata esclusa nei fatti una nuova alleanza politica. La scelta politica fatta da RETE, di uscire dalla maggioranza in corso di legislatura, parla da sé”.

La scorsa legislatura accusavate l’allora maggioranza di incedere a testa bassa, senza ascoltare Paese e opposizioni. Non state facendo voi lo stesso ora con una maggioranza peraltro risicata e in un momento drammatico in cui servirebbe una sorta di unità nazionale?

“Abbiamo indicato le priorità del fine legislatura per terminare con ordine il lavoro svolto durante la legislatura: 1) Assestamento; 2) Accordo di Associazione UE; 3) Il bilancio dello Stato; 4) Serie di provvedimenti necessari all’economia, al lavoro, ed al sistema Paese”.

Partivate da numeri enormi, ben 44 Consiglieri. E non avete proposto alcuna riforma epocale. Si parlava, proprio alla luce di questi numeri, di legislatura costituente. Possiamo allora parlare di fallimento?

“Nel 2019 il Paese era tecnicamente fallito, il Paese che avevamo ereditato dopo le elezioni. Ora il Paese è stabile, e va riorganizzato. Si è fatto molto: giustizia, pensioni, lavoro, crisi covid, stabilità finanza pubblica, stabilità sistema bancario, progetto di sistema per NPL, crescita dell’economia, ridotta disoccupazione. Ma giustamente non basta, il cerchio non è chiuso, occorre lavorare ancora nei prossimi anni, per una riforma della visione dell’organizzazione dello Stato, del funzionamento della macchina pubblica, dell’erogazione dei servizi al cittadino, un settore pubblico che sostiene il privato e non che erode risorse umane ed economiche. Su questo non si è fatto abbastanza”.

Sanità: era tutta colpa di Ciavatta o voi avete la bacchetta magica?

“Vanno sempre ringraziati medici, infermieri e tutto il personale sanitario e socio sanitario ed amministrativo che dimostrano senso del dovere e dello Stato e lavora con abnegazione. Chiedo loro di resistere nonostante le difficoltà e nonostante spesso vi sia scoramento. Occorre debellare chi, a tutti i livelli, ha scambiato la sanità per un grande ufficio ove gestire esigenze di bottega. Il tema è che va riorganizzato in profondità il sistema. Con coraggio e guardando agli standard che si trovano nei Paesi migliori, accettando la sfida del lavoro che ne consegue. Mi fa piacere che la Commissione Sanità con il suo odg abbia voluto ripartire dagli accordi scientifici e di collaborazione con Ferrara, Modena e la Cattolica che perfezionai da Segretario alla Sanità tra il 2012 e il 2016, e dalla libera professione. Occorre quindi in questa fase finale di legislatura gettare insieme le basi e premesse per una riorganizzazione profonda e non per azioni di breve respiro, o meramente amministrative e di comodo. Su questo percorso sono convinto si dovrà agire e vigilare”.

La mancata aggregazione socialista potrebbe rendere concreto il rischio di una Dc all’opposizione al prossimo “giro”?

“Questi schemi di ragionamento non li trovo adatti a questa fase del Paese. Quel che penso è che occorre la rappresentatività politica dei partiti per la crescita del sistema. Siamo convinti che la nostra idea di società sia valida e che siamo in grado di esprimere stabilità al paese e azione riformatrice, come peraltro accaduto in questa legislatura. Serve alzare l’asticella delle scelte ed avere coraggio per cogliere obiettivi importanti di cambiamento e di innovazione, coraggio per cogliere le opportunità e le sfide che il Paese può avere, vincere le resistenze alla paura, superare le posizioni di comodo di chi gioca in difesa, superare logiche obsolete, con consapevolezza e credibilità guardare avanti”.