Intervista a Markus Krienke: “Il valore della formazione: uno strumento per riscoprire il concetto di virtù”

27/08/2021

La ringrazio Markus per aver partecipato alla nostra intervista, lei è professore di etica e dottrina sociale oltre ad essere membro del comitato scientifico della Fondazione Adenauer, ci può spiegare in cosa consiste il suo lavoro?
Ho studiato a Monaco dove ho ottenuto il dottorato, ora insegno a Lugano filosofia moderna, dottrina sociale della chiesa, filosofia politica e affronto questioni inerenti alla società, alle religioni.
Collaboro con la Fondazione Adenauer su temi riguardanti la società, i valori democratici, le economie sociali di mercato, la democrazia cristiana, e temi attinenti l’Europa.
Sono membro dell’Accademia Europea delle Scienze delle Arti, un network politicamente indipendente, formato da scienziati, senza scopo di lucro.

Perché è importante avere una Scuola di Formazione Politica? Come dovrebbe essere strutturata?
È fondamentale avere una Scuola di Formazione Politica sia per avvicinare i giovani alla politica sia per preparare la futura classe politica sulla base di dei valori democratico-cristiani come la dignità della persona, la solidarietà, la sussidiarietà, il senso per il bene comune, ma anche quelle capacità concrete come la conoscenza storica e la creatività, doti indispensabili per la politica futura.
Max Weber nel 1900 scrisse il trattato “La politica come professione” dove elencava le caratteristiche per essere un vero politico, in grado di fare del bene al proprio Paese, incarnando gli ideali ma anche tanto realismo e concretezza per conseguire le finalità proposte dalla formazione.
La Formazione non deve solo motivare le persone, ma deve trasmettere le conoscenze e le virtù di base.
La parola “virtù” va recuperata, perché l’integrità e le virtù si acquisiscono solo attraverso una pratica continua che si deve esercitare …
È importante far luce sui princìpi base della politica stessa: com’è strutturato il nostro sistema politico, che cosa caratterizza una democrazia, quali sono le varie teorie di democrazia e di istituzione, lo stato di diritto… importante è la dimensione europea che vale anche per RSM in quanto si posiziona nella prospettiva europeista, con temi di politica internazionale.

Dal 7 al 31 maggio si terrà con la vostra collaborazione la mostra dei Padri Fondatori della UE, in cosa consiste? Perché è importante ricordarli?
L’idea della UE è molto antica, il 1800 è il secolo in cui nascono i grandi movimenti europeisti, Victor Hugo nel 1848 utilizzò al parlamento francese per la prima volta il termine “Stati Uniti d’Europa”, che fu poi ripreso da Winston Churchill nel 1946 a Zurigo.
Sappiamo bene che, invece di realizzare questa idea, purtroppo si sono combattute ben 2 guerre mondiali, frutto di dinamiche nazionaliste tra Stati.
Adenauer, de Gasperi e Schumann dopo la seconda guerra mondiale si trovarono in una posizione decisiva per la loro nazione, erano liberi da pregiudizi, aperti e disponibili verso le altre nazioni europee.
Studiarono i documenti della dottrina sociale della chiesa … tutti sovranazionali perché hanno come orizzonte l’umanità e la vita sulla terra, che rappresenta la grande creazione di Dio. È quindi una dottrina che è “sopra” la religione stessa in quanto questi valori sono presenti in tutte le religioni.
Capiamo che temevano una guerra e volevano creare una prospettiva europeista per unire Germania e Francia. Finita la seconda guerra mondiale erano sempre più convinti di istituire qualcosa di sovrannazionale che non fosse uno Stato singolo, troppo ancorato alle proprie origini e senza capacità di integrazione reale.
Così nel ’51, firmando la CECA, regolarizzarono l’accordo in ambito industriale, settore chiave per la produzione dell’energia e per la produzione militare.
Fu così che le 6 nazioni accettarono una prima unione sovrannazionale.
Questa forma politica fu una novità, e si è realizzata soltanto perché i 3 Padri Fondatori condividevano idee, visioni ed ideali.

Perché è nata l’Unione Europea? Oggi è ancora importante?
Si e no.
L’Unione Europea dal piano Schumann del 1950 ad oggi è molto cambiata: nell’ampliamento dei membri, ma anche nell’approfondimento istituzionale con la creazione del Parlamento Europeo (eletto direttamente dai cittadini a suffragio universale diretto), l’introduzione dell’euro, il progetto della Costituzione Europea, trattati come quello di Maastricht, Nizza e Lisbona.
È facile capire che l’Unione Europea adottando un’unica moneta, ha causato in Europa vari squilibri, perciò si deve realizzare una maggior istituzionalizzazione a livello politico come sognato dai 3 Padri Fondatori come ad esempio l’Unione di Difesa (CED) ancora non realizzata.
Oggi il termine Stati Uniti di Europa è molto dibattuto, l’Europa si trova in una situazione istituzionale non perfezionata come dimostrato nel caso vaccini, e manca ancora una visione che accomuni tutti i membri della Unione Europea.
Questo momento storico, grazie alle ingenti somme del Recovery Fund, sta realizzando una sorta di trasformazione sociale in chiave digitale e del verde, pertanto sono necessarie idee concrete su cui fondare i prossimi passaggi istituzionali in direzione di una maggiore unificazione dell’Europa

Come dovrebbero approcciarsi i ragazzi per dare un valore aggiunto all’Unione Europea?
È fondamentale la passione e la conoscenza della cultura europea, che si acquisisce non solo parlando di problemi ma soprattutto conoscendo le altre culture, sperimentando le ricchezze europee, capendo che le barriere linguistiche in Europa non sono confini assoluti, ecco perché la nuova generazione, senza pregiudizi o barriere culturali può realizzare una nuova Europa. Questa è una grande occasione!
Per fare politica è necessaria la motivazione, per viverla e mettersi a disposizione, per lavorare insieme impegnandosi perchè ciascuno si realizzi nel modo più proficuo e senza recare svantaggio ad altri. Questo può avvenire a tanti livelli, può accadere nelle associazioni culturali europee, nel settore della formazione e istruzione, nelle organizzazioni giovanili come il PPE o altri partiti.
Esistono istituzioni dov’è possibile collaborare, inizialmente a titolo volontario e poi intraprendendo una carriera attiva e concreta che può staccarsi dal partito come per il Parlamento Europeo o le Commissioni Europee. L’Europa è talmente variegata che per qualsiasi specializzazione si può realizzare QUALCOSA DI GRANDE, QUALCOSA DI EUROPEO

Gabriele Ghiotti