Il Paese nell’attuale contesto storico non può permettersi una crisi di Governo

14/06/2023

Grazie Eccellenze,

Come già fatto presente da altri colleghi non è facile intervenire su questo comma in cui si discutono le dimissioni di membri del Congresso di Stato con cui fino a qualche settimana fa abbiamo condiviso un percorso comune. Soprattutto quando si sono condivise in questi anni significative battaglie, prima dall’opposizione e poi in questa esperienza di Governo che ha portato ad importanti risultati per il governo ed il Paese, rammento quelle nell’ambito della giustizia, la gestione della pandemia, nel mettere in sicurezza il nostro sistema bancario e finanziario ed i conti pubblici, e le importanti riforme attuate lo scorso anno, fra l’altro ricordate anche negli interventi di ieri da parte dei Segretari Tonnini e Ciavatta.

Ed ora di fronte a questa situazione rimango un po’ stupito e amareggiato dalle argomentazioni edotte dagli stessi per giustificare questa scelta a circa poco più di un anno dalla fine naturale della legislatura.

Diventa difficile anche comprendere certe affermazioni ed accuse, del tipo:

A questo punto della legislatura non ci sono più le condizioni per fare delle riforme serie ed utili al paese…. Ed ancora le accuse, che respingo fermamente, dove viene tacciata la Democrazia Cristiana di attività clientelare

Ebbene io mi chiedo che senso hanno queste affermazioni quando alcune delle Segreterie principali, a cui afferiscono la pressochè totalità dei dipendenti del settore pubblico allargato,  erano proprio gestite dai colleghi di Rete; ma io respingo questo modo di fare politica a maggior ragione da parte di chi fino a ieri ha condiviso con noi un percorso politico.

Pertanto mi fermo qui perché non voglio assolutamente entrare in polemica nè con i membri di governo ne con i consiglieri di Rete, coi quali pur talvolta nella diversità delle opinioni, siamo riusciti con il dialogo ed il confronto serio e leale a trovare dei punti di condivisione che sono stati tradotti sul piano pratico in importanti provvedimenti per il Paese.

Un’ultima considerazione sulle dimissioni dei colleghi di Rete, in particolare in merito alle affermazioni:

Chi lascia il governo lo fa perché ha pronta un’alleanza successiva…. Ed ancora: La nostra azione non è dettata da calcoli pre-elettorali….

Riguardo alla prima affermazione probabilmente in questo momento Rete non ha pronta un’alleanza successiva ma forse ci sta già lavorando; mentre come è stato detto negli interventi di alcuni colleghi sia di maggioranza che di opposizione l’elemento che forse ha fatto scattare la molla delle dimissioni è la perdita di consenso nei propri aderenti e quindi mi viene spontaneo il parallelo  con una forza politica Italiana, ossia i 5 stelle che dopo i due governi Conte, sono usciti dalla maggioranza durante il Governo Draghi, cercando di capitalizzare il risultato del reddito di cittadinanza limitando i danni alle elezioni dello scorso anno.

Ma come ho detto prima non voglio entrare in polemica, perché pur nelle difficolta ritengo che il lavoro svolto in questi anni sia stato proficuo per il Paese; sarà solo il tempo che ci consentirà di capire meglio le reali motivazioni di questa scelta da parte di Rete.

I tempi sono impegnativi e difficili, non richiedono né sceneggiate, nè dispute, né propaganda, ognuno è libero di fare le scelte che ritiene opportune.

In questo ultimo scorcio di legislatura il Governo e la maggioranza dovranno concretamente, per quanto possibile, dare risposte alle attese dei cittadini.

Perché come anche affermato sia da alcune Associazioni di Categoria e Organizzazioni

Sindacali e cittadini, il Paese nell’attuale contesto storico non può permettersi una crisi di Governo; se non altro per precludere la possibilità di definire l’accordo di Associazione con l’Unione Europea, che potrà rappresentare un punto di partenza importante per una maggior integrazione di San Marino nel contesto europeo, con possibili ricadute positive per i cittadini, l’economia e lo sviluppo del nostro paese.

Noi ancora una volta ci siamo attribuiti la via della responsabilità impegnativa e complessa, perché le criticità ci sono state e non tutte prevedibili ( si pensi al Covid ed alla guerra) e continuano ad esserci.

Il ruolo che ci ha assegnato un terzo degli elettori, la responsabilità che è propria del nostro partito ci impongono il dovere di non disattendere le aspettative, le esigenze, le istanze della maggioranza dei sammarinesi.

Visto il poco tempo che mi rimane, vorrei fare un’ultima considerazione sulla legittimità di quello che stiamo facendo, in questi giorni si è detto di tutto e di più, talvolta anche con superficialità e l’ipocrisia di certe critiche politiche che cerca di distogliere l’attenzione dal punto centrale, il paese ha bisogno di stabilità politica, ma i sammarinesi hanno ben presente come stanno le cose e la strada da percorrere.

A questo proposito vorrei fare alcune considerazioni in merito, visto anche l’intervento di poco fà del collega Morganti.

Oggi si disquisisce sulla possibile legittimità di poter procedere alla sostituzione di due membri di governo pur non avendo numericamente 35 consiglieri.

Io non mi permetto di interpretare le leggi, ma vorrei ricordare il caso del 2011 quando dalla lista della Democrazia Cristiana-Eps-Arengo e Libertà che facevano parte della Coalizione Patto per San Marino, uscirono la rappresentanza degli Eps con 4 consiglieri portando il numero della maggioranza a 31 consiglieri e si procedette comunque alla sostituzione del dimissionario Segretario Marcucci con il collega Mussoni.

Poi in varie momenti ed in varie legislature ci sono sempre stati consiglieri che sono passati dalla maggioranza all’opposizione e viceversa, sia in questa legislatura o quella precedente il caso del collega Toni Margiotta, modificando le composizioni delle maggioranze iniziali.

La legge qualificata n.1 del 2007 tranne alcune modifiche ed integrazioni, conseguenti al recepimento del quesito referendario del 2019 è rimasta invariata.

Il punto base della vecchia legge elettorale come pure quella vigente è rimasta invariata, ossia la cosiddetta norma antiribaltone, per cui almeno i 30 voti per votare un membro di governo od una mozione di sfiducia, devono essere  ricompresi fra quelli della maggioranza originale che ha dato avvio alla formazione iniziale del governo e questo elemento è rimasto invariato sia prima che dopo l’ultima modifica del 2019.

Concludo, che pur riconoscendo che potrebbe essere utile prevedere ulteriori norme di raccordo con la normativa vigente, riteniamo come ribadito nell’ultima riunione dell’ufficio di Presidenza dalla maggioranza dei presenti compreso l’esponente di Rete che il Governo è legittimamente in carica in quanto è disciplinato dalla legge Costituzionale del Congresso di Stato n. 183/2005 e dalla legge Qualificata del Congresso di Stato n. 184/2005.

Pertanto stante l’accordo fra le restanti forze politiche di maggioranza, non è una soluzione rimediata e siamo ben consapevoli di avere una maggioranza con numeri risicati, ma responsabili del mandato ricevuto cercheremo di portare a compimento gli interventi prioritari nell’interesse del Paese e dei suoi cittadini.