FOCUS: LE DONNE IN AFGHANISTAN

28/08/2021

In seguito alla caduta del regime dei talebani nel 2001, i diritti delle donne afgane hanno subito un radicale cambiamento.
Nel 2004 in Afghanistan venne approvata una Costituzione moderna, anche sul fronte dei diritti civili, un esempio di questi è l’uguaglianza tra i sessi. Nel corso degli anni fu approvata una legge nazionale contro la violenza e venne rinnovato anche il Codice Penale attraverso un’intera sezione dedicata alla protezione delle
donne: vietando il matrimonio ai minori di 16 anni e proibendo quello forzato o compensatorio. Non ultimo, divenne illegale anche il delitto d’onore (per il quale gli uomini avevano diritto di togliere la vita alle proprie mogli), punito proprio come qualsiasi altro omicidio.
Tuttavia, nonostante i miglioramenti nella sfera giuridica, l’Afghanistan è rimasto uno dei Paesi più maschilisti al mondo, facendo si che i risultati nel campo dei diritti delle donne, per la maggior parte, rimanessero solo un traguardo raggiunto solo sulla carta.
A conferma di questo fatto, il “Gender Inequality Index” (ovvero l’indice che misura la disuguaglianza di genere, introdotto durante l’anniversario del Rapporto sullo sviluppo umano nel 2010, del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite), nel 2020 ha posizionato l’Afghanistan al 157º posto su 162 Paesi.
Oltre a ciò, alcuni dati forniti dall’ONU ci dicono che solo il 13,2% delle donne ha accesso a un’educazione secondaria; i matrimoni forzati coinvolgono il 60 – 80% delle famiglie afgane. L’ 85% delle donne e delle ragazze in Afghanistan è analfabeta. Senza considerare i problemi relativi all’assenza di assistenza sanitaria delle donne incinte. Ma, nonostante ciò, è importante ricordare che, sin dalla caduta del regime nel 2001, le donne afgane hanno iniziato a prendere cariche politiche, mediche, scolastiche e scientifiche, tutte cariche rilevanti e di estrema importanza nella società. Non hanno mai smesso di lottare per i loro diritti, acquisendo uno stato sociale certamente maggiore rispetto al passato, ma non sempre riconosciuto da parte di una fascia di popolazione, ancora legata ad una visione culturale della donna che la vede inferiore all’uomo.
Oggi, nonostante i talebani promettano diritti e cariche politiche alle donne, assicurando di volerle includere persino al Governo e permetterle di frequentare l’Università, la dottrina talebana prevede che le donne non possano né studiare né lavorare, che debbano essere sempre e solo accompagnate da un parente di genere
maschile e, infine, ricordiamo l’obbligo ad indossare il burqa (un velo che copre dalla testa fino ai piedi).
Durante il vecchio regime infatti talebano alle donne non era permesso ridere e il contatto con gli uomini veniva filtrato in ogni modo. Non solo gli abiti coprivano ogni parte del corpo, ma lo sguardo non doveva incrociare quello di un uomo e la mano non poteva stringere quella di sesso opposto. Per anni, le donne sono state
considerate come esseri invisibili, impercettibili, quasi cancellate.
Nonostante le promesse, nelle ultime settimane è stato intimato alle donne di lasciare il posto di lavoro e se trovate alla guida, fatte scendere dalle auto. Oltre a questo sono state formate liste di giovani ragazze, e anche bambine, destinate a diventare spose dei combattenti.
Tutto ciò dimostra che le promesse fatte dai talebani sul rispetto dei diritti siano soltanto “aria al vento”, lo dimostrano le continue notizie di soprusi che ormai tutti i giorni popolano i nostri telegiornali.
A tal proposito, abbiamo raccolto alcune considerazioni dei membri dei GDC:
Sara Marinelli, Responsabile dei rapporti internazionali dell’EDS nel gruppo di lavoro Gender Equality: ”Noi, Giovani Democratico Cristiani, siamo esternamente preoccupati per la condizione dei diritti delle donne in Afghanistan. Nonostante le promesse dei Talebani, ci sono dichiarazioni di donne che rischiano la morte per aver difeso i loro diritti negli anni passati, inoltre, ogni giorno ci vengono comunicati dai media internazionali, le costanti violazioni dei diritti nei confronti delle donne. Dalla presa del potere dei Talebani, non sarà più possibile, per maschi e femmine, andare a scuola insieme ed è vietato alle docenti donne insegnare agli alunni maschi. È fondamentale, quindi, far sentire la nostra vicinanza a queste donne e fare quanto possibile per un aiuto concreto. I diritti fondamentali, le libertà personali e l’emancipazione conquistate dalle donne afgane negli ultimi vent’anni, rischiano di scomparire in pochi giorni”.
Carol De Biagi, Responsabile dei rapporti internazionali dello YEPP: “I vent’anni che hanno preceduto il ritorno dei Talebani non devono rimanere una parentesi della storia afgana, l’Occidente ha l’obbligo morale di aiutare le vittime e di non mostrarsi indifferente. Noi GDC vogliamo mostrare la nostra vicinanza e fare sentire la nostra voce. Ci siamo sempre mostrati attenti ai diritti ed alle libertà delle donne, basti pensare alla legge sul “revenge porn”. Oggi, più che mai, siamo qui per affermare che faremo quanto possibile per aiutare chi purtroppo ha subito abusi inimmaginabili. Noi GDC lotteremo affinché siano attivati al più presto corridoi umanitari internazionali per mettere in salvo le donne afgane e i loro bambini”.
Aurora Guerra, Responsabile del periodico Azione: “Mentre in Occidente si parla di progresso, parità di diritti e di uguaglianza di genere, in Afghanistan, la condizione delle donne e delle minoranze, rischia di tornare ad essere quella di oltre vent’anni fa. L’occupazione del regime talebano ha già portato all’annullamento della libertà di opporsi, di credere e alla speranza di progettare un futuro indipendente, fino a portare le ragazze ad eliminare ogni prova della loro autonomia come gli account social o le foto che potessero ricollegarle ad una vita che noi, nati e cresciuti in Occidente, consideriamo normale. È necessario quindi compiere delle azioni concrete e decise per proteggere queste donne, viste ora da tale regime, quasi, come una fonte di pericolo, dalla paura di vedersi diritti e libertà sottratte. Lo strumento fondamentale per l’emancipazione è l’istruzione, per rendere consapevoli ed insegnare agli uomini e alle donne che ognuno, in quanto individuo, possiede libertà e diritti inviolabili”.
Riteniamo che sia necessario condividere i risultati ottenuti in occidente in materia di diritti umani e delle donne con altri Paesi oggi oppressi da regimi come quello dei Talebani.
Oggi conosciamo bene i metodi con cui tali estremisti ottengono e, soprattutto, mantengono il potere, tuttavia riteniamo che sia dovere morale dei Paesi cosiddetti avanzati, farsi carico di offrire un futuro migliore a chi non ha avuto ancora la possibilità di vivere una vita che noi, fortunatamente, possiamo definire, normale.