CGG 21/07/2020 – Intervento di Gian Carlo Venturini – c.c. Giustizia

21/07/2020

Intervento di Gian Carlo Venturini  C.G.G. del 21-7-2020 – comma Comunicazioni – Giustizia

 

Ecc.mi Capitani Reggenti, Colleghi,

Il tema della Giustizia è ancora uno degli argomenti che tiene banco in questo Paese negli ultimi anni e nonostante ciò siamo ancora qui a manifestare insoddisfazione per la gestione della giustizia in Repubblica

L’attuale conflittualità all’interno dello stesso potere giudiziario rischia di mettere in discussione l’interesse di una giustizia credibile e di conseguenza l’interesse generale del Paese.

Circa un mese fa discutevamo in quest’aula ancora di giustizia e ci ponevamo degli interrogativi proprio su essa disquisendo se ci troviamo in una situazione di emergenza,  per cui era necessario intervenire subito con urgenza e con provvedimenti normativi straordinari, in quanto siamo di fronte alla impossibilità di una ricomposizione interna perché di fatto gli stessi organismi previsti dal nostro ordinamento giudiziario hanno prevaricato le loro funzioni attribuendosi compiti che la stessa legge non gli attribuisce.

Allo stesso tempo è necessario dare avvio ad un provvedimento normativo volto a realizzare una complessiva riforma dell’ordinamento giudiziario al fine di restituire piena fiducia dei cittadini nella magistratura condizione necessaria per una ripresa anche economica …

Riforma che non potrà che essere attuata secondo la rispondenza agli standard internazionali ma anche tenendo conto delle peculiarità del nostro ordinamento Costituzionale e delle esigue dimensioni del nostro Stato, il tutto con il massimo coinvolgimento di tutte le parti coinvolte, Forze Politiche, Magistratura, ordine avvocati e la società civile.

Oggi, alla luce dei recenti accadimenti, ritengo ancor più urgente intervenire per ridare credibilità a tutto il tribunale e al comparto della giustizia.

In primo luogo vorrei esprimere alcune considerazioni sulle recenti affermazioni del prof. Guzzetta dette nell’ultimo Consiglio Giudiziario Plenario, che ho appreso qualche giorno fa sul giornale on line Giornale.sm e che hanno il senso di una minaccia ed una dichiarazione di guerra allo Stato ed all’indipendenza di San Marino.

Il giornale riporta testualmente: “…ma nel momento in cui questo non sarebbe più un valore e noi fossimo- diciamo- messi alla porta, noi avremo una sola alternativa, una sola.

A quel punto non basta più la lealtà e l’amore per San Marino. A quel punto scatta l’amore e la lealtà per il tuo paese, che non si può permettere di avere una enclave che prenda una deriva da stato di democratura alla Orban”.

Queste affermazioni qualora fossero confermate integralmente ( ad oggi non vi sono state smentite da parte dell’interessato) sono di una gravità inaudita soprattutto se pronunciate  da un cittadino di un altro paese che ricopre attualmente l’importante incarico di Dirigente del Tribunale ( prima ancora membro del Collegio Garante)  che ha giurato fedeltà alla Nostra Repubblica. Anche se ad onor del vero il prof. Guzzetta non è nuovo ad esternazioni pubbliche, nei mesi scorsi su giornali italiani dove criticava l’operato delle massime cariche dello Stato Italiano.   

Un altro elemento sul quale vorrei soffermarmi per alcune considerazioni è la missiva, inviata venerdi scorso dal Dirigente del Tribunale e da una parte di magistrati del tribunale di San Marino (alcuni dei quali possono essere direttamente interessati alla vicenda ), al Segretario Generale del Consiglio d’Europa, ai Reggenti, ai membri del Congresso di Stato, al Consiglio Grande e Generale ed al Presidente del Collegio Garante, della quale la Reggenza ne ha dato comunicazione in quest’aula nella mattinata di ieri.

Una missiva che ritengo gravissima nei contenuti e nel metodo.

In primo luogo perché nella missiva con talune affermazioni si ha l’impressione che questi signori vogliano sostituirsi alla politica e rivendicare un potere che va contro la separazione dei poteri e non va nell’interesse della Repubblica.

Nella missiva ci sono rilievi critici che hanno dei profili di strumentalizzazioni verso alcuni consiglieri, che avrebbero rinunciato al proprio ruolo nella Commissione Affari di Giustizia dimettendosi dall’incarico.

Altro elemento di criticità evidenziato nelle conclusioni della missiva viene contestata la nuova Legge Qualificata n.1 / 2020, che a loro avviso  ha modificato la composizione degli organi di autogoverno della Magistratura  e per la quale viene richiesto un intervento urgente da parte degli organismi del Consiglio d’Europa.

A questo proposito vorrei ricordare che la legge qualificata n.145 del 2003 e successive modifiche prevede una composizione del Consiglio Giudiziario Plenario in numero paritario fra la parte togata e la parte politica; questa fu la scelta fatta dal legislatore, certo può essere modificata se non la si ritiene più adeguata, ma oggi questa è e come tale va rispettata anche dai magistrati.

Sempre a questo proposito i firmatari della missiva manifestano la volontà di voler rivedere la composizione del Consiglio Giudiziario Plenario, arrivando quasi a voler decidere loro la stessa composizione inserendo giudici che hanno il loro placet e che godono della loro stima.

Sostengono che non sia garantita l’indipendenza della Magistratura mettendo in discussione l’autonomia della stessa, come pure dicono che vi sia l’ingerenza della politica nelle scelte, per cui portano tutto questo all’attenzione degli organismi internazionali.

Tutto questo è molto grave che potrebbe mettere in seria difficoltà il nostro Paese, in quanto la rappresentazione che viene fatta dai firmatari è parziale e riguarda solo i primi mesi di questa legislatura e non tiene conto del passato o meglio da quando ha origine tutta questa vicenda che risale all’ottobre 2017 con la rimozione dal suo incarico del Magistrato Dirigente, senza una norma che lo prevedeva, e successivamente viene anche modificata la composizione del Consiglio Giudiziario Plenario con una interpretazione dello stesso Consiglio Giudiziario senza che nessuna norma l’ha mai prevista per tale organismo, in quanto questa facoltà spetta solo al Legislatore ossia al Consiglio Grande e Generale, come avvenuto più volte in varie circostanze, e su diverse materie come recentemente con la legge Qualificata n.1 del 2020.

Un ultima considerazione che vorrei fare, visto il poco tempo che mi è rimasto, è l’attacco che viene fatto alla Reggenza; sia nella missiva inviata alla Segreteria del Consiglio d’Europa, in cui viene messo in discussione l’operato della Reggenza stessa,  sia come riferito ieri dal Segretario alla Giustizia, dove venerdì scorso 9 magistrati hanno inviato alla Reggenza la richiesta urgente della  convocazione di un Consiglio Giudiziario Ordinario, con una proposta di ordine del giorno dei lavori che prevede fra l’altro la discussione ed approvazione di due punti (il 4° ed il 5°) che recita:

  • 4° proposte di delineazione di procedure a tutela del prestigio e dell’indipendenza dell’Ordine     Giudiziario e dei Magistrati
  • 5° definizione e proposta di approvazione dei principi del regolamento interno per le modalità di convocazione, di formulazione e inserzione di argomenti all’ordine del giorno, dei poteri della Presidenza e sulla motivazione delle deliberazioni

Ebbene ritengo che anche tutto questo sia assurdo e gravissimo, perché queste competenze, sulla base delle norme vigenti, spettano alla Reggenza ed il potere di modificarle spetta al parlamento; a mio avviso a questo proposito si possono anche delineare dei profili di un conflitto di attribuzioni fra organi dello Stato.

Concludo il mio intervento affermando che se vogliamo risolvere i problemi della Giustizia non è questo l’approccio giusto, ci deve essere un punto di incontro anche da parte della magistratura, non solo della politica che deve trovare una sintesi nell’interesse del Paese.

I magistrati che prestano servizio qui, prestano un atto di fedeltà e giuramento alla Repubblica, compiere certi atti o fare certe affermazioni non è corretto nei confronti dei cittadini e del Paese ed è significativo di una mancanza di indipendenza e rispetto nei confronti del potere legislativo.

Quando si parla di fedeltà alla Repubblica bisogna farlo fino in fondo e svolgere il proprio mandato con estrema lealtà .