Stefano Giulianelli: Occorre, soprattutto, scongiurare per il futuro il rischio del verificarsi di eventi analoghi.

14/12/2021

Nel III secolo A.c., il commediagrafo greco MENANDRO, scriveva che “il cattivo guadagno porta sempre pena”.

Queste parole si collocano in un tempo lontanissimo dai giorni nostri, eppure colpiscono per la loro attualità.

Alla fine degli anni ’90, la classe politica sammarinese era unanime nel ritenere che lo sviluppo della piazza finanziaria avrebbe diffuso ricchezza e benessere sociale.

All’epoca nessuno (o pochissimi) percepirono come azzardata o pericolosa la rilevante crescita dei depositi nelle nostre banche.

Crescita che venne favorita, come messo in luce dai Commissari nella propria relazione d’inchiesta, da tre fattori principali: differenziale fiscale, segreto bancario e anonimato societario.

Attorno a questi tre capisaldi, si sviluppò in pochi anni un sistema bancario e finanziario capace di far divenire la nostra Repubblica uno degli Stati più ricchi al mondo per reddito pro-capite.

Nel 2009, il sistema contava 704 dipendenti contro i 440 del 31/12/2020, nel mese di agosto di un anno prima la raccolta totale raggiungeva il suo apice con oltre 14 mld di euro.

Nessuno (o pochissimi) si preoccuparono delle previsioni che fece nel 1998 il FMI, secondo cui, importanti elementi di vulnerabilità avrebbero potuto minare irrimediabilmente le fragili basi del nostro sistema bancario (mercato non orientato alla clientela internazionale, insufficienti competenze del ceto bancario, offerta limitata di prodotti finanziari, crescente pressione dell’Italia su anonimato societario e segreto bancario, mancata adozione dei criteri di Basilea per la vigilanza).

Si legge nella relazione: “L’idea della cosiddetta “piazza finanziaria” poteva non essere sbagliata in sé, ma avrebbe richiesto una programmazione, una costruzione normativa che anticipasse e non seguisse la concessione delle licenze bancarie e finanziarie e soprattutto una capacità da parte della politica di saper leggere in tempo le inclinazioni internazionali, soprattutto quelle italiane, che mal tolleravano i paradisi fiscali”.

A distanza di quasi 25 anni dal suo avvio, dopo la caduta del segreto bancario e dell’anonimato societario, dopo la fuoriuscita di ingenti capitali per effetto degli scudi fiscali italiani, dopo l’introduzione di una severa normativa antiriciclaggio al fine di armonizzare il nostro ordinamento al contesto internazionale, la piazza finanziaria sammarinese non può far altro che contare le significative perdite economiche e sociali accumulate, demandando alla politica il compito di far luce sulle ragioni e sulle responsabilità di un fallimento annunciato.

La ricchezza effimera che ha invaso il nostro sistema bancario si è drasticamente ridotta, costringendo lo Stato ad intervenire con misure straordinarie per salvare i risparmi dei correntisti, nell’ambito dei dissesti che hanno interessato ben 7 istituti di credito.

Nell’ultimo capitolo della relazione, la Commissione ha quantificato pari a quasi 1,6 mld di Euro il totale degli interventi diretti e indiretti dello Stato a supporto del sistema bancario.

Interventi che sono iniziati nel 2007 con l’accollo da parte dello Stato di oltre 10 mln di Euro a parziale copertura del disavanzo patrimoniale di Banca del Titano e che sono proseguiti fino ai giorni nostri con la copertura della perdita d’esercizio 2020 nel bilancio di Cassa di Risparmio per quasi 27 milioni.

Interventi pubblici onerosissimi, la cui quantificazione complessivamente svolta dai Commissari merita tuttavia una nota di rilievo.

Infatti, la cifra di 1,6 mld di Euro non esprime né l’entità del debito pubblico originato dai dissesti bancari, né l’onere sostenuto o da sostenersi in capo allo Stato.

Il conto è servito dalla Commissione è un conto tanto suggestivo quanto inesatto sotto il profilo tecnico.

Questo perché tale ammontare è ottenuto quale aggregato indistinto e non attualizzato di valori finanziari e patrimoniali non computabili tra loro, nonché di esposizioni fuori bilancio quali il valore nominale dei titoli irredimibili e delle garanzie a copertura delle perdite BNS.

Inoltre perché tale ammontare non considera il contributo del sistema bancario all’economia del nostro Paese.

La Commissione quantifica un gettito fiscale dal sistema bancario nel periodo 2004-2020 pari ad oltre 112 mln di Euro ma non considera, ad esempio, gli oneri di vigilanza incamerati dalla Banca Centrale per circa 30 mln di Euro ovvero le retribuzioni dei dipendenti complessivamente impiegati nel settore, stimabili in circa 820 mln di Euro in 20 anni.

La pena afflitta è senza dubbio più leggera se si considerano anche queste forme di “guadagno”.

Guadagno purtroppo che è rimasto e rimane ad appannaggio di pochi soggetti a fronte di una perdita del settore che, all’opposto, è stata addebitata sull’intera collettività…

Come trarre costrutto dai lavori della Commissione.

Alla luce di quanto accertato nella relazione sottopostaci al dibattito, appare indispensabile trarre costrutto dagli inquietanti fatti che hanno coinvolto gli istituti bancari operanti nel nostro Paese. Occorre, soprattutto, scongiurare per il futuro il rischio del verificarsi di eventi analoghi.

In estrema sintesi, espongo 10 azioni correttive che dovrebbero essere prese in considerazione per la rimozione delle principali criticità rilevate, rafforzando in primis la vigilanza bancaria nonché gli interventi di recupero delle somme perdute nei confronti dei soggetti che hanno cagionato i dissesti.

  1. pervenire ad un modello di vigilanza bancaria congiunta tra Italia e San Marino; se ne parla da anni, tuttavia ad oggi le nostre autorità di vigilanza appaiono ancora deboli e isolate;
  2. rafforzare l’attività di vigilanza, in particolare modo quella preventiva e cartolare: in tutti i dissesti presi in esame dalla Commissione, gli interventi di controllo e di rigore sono stati intempestivi o inefficaci;
  3. pervenire ad un sistema di vigilanza bancaria armonizzato con i criteri e le regole prudenziali di Basilea III, al fine di rendere le nostre banche più resilienti a possibili shock economici e innalzare il livello di protezione e tutela del risparmio;
  4. rimuovere tutti gli ostacoli che inibiscono ancora oggi un’integrazione completa della nostra centrale rischi con quella italiana;
  5. ampliare la platea dei partecipanti al capitale sociale della Banca Centrale, prevedendo la possibilità di ingresso all’interno del Consiglio Direttivo di esponenti delle principali categorie economiche e degli Istituti previdenziali;
  6. prevedere la circolazione immediata e integrale delle risultanze ispettive tra la Banca Centrale e, ad esempio, la Commissione Finanze;
  7. introdurre regole più stringenti per l’innalzamento delle competenze dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali, anche all’interno della stessa Banca Centrale, prevedendo maggiori limiti alla possibilità di essere assunti o avere incarichi presso gli enti vigilati;
  8. perseguire un maggior rigore in tema di conflitto di interessi e rischi di corruzione degli esponenti aziendali delle banche;
  9. prevedere una separazione tra banche commerciali e banche d’affari (o speculative);
  10. promuovere un elevato standard etico e professionale nel settore finanziario allo scopo di impedire che la banca si presti, con o senza intenzionalità, a essere utilizzata/esposta a elementi criminali.