Stefano Giulianelli interviene sulla ratifica del decreto delegato sull’emissione dei titoli di debito

22/02/2021

L’attuale emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica che sta attraversando il nostro Paese impone che ogni traguardo raggiunto venga considerato come l’inizio di una nuova sfida.

Così, la ratifica del DECRETO DELEGATO n. 23/2021 non può rappresentare un punto di arrivo ma deve rappresentare un vero e proprio punto di partenza o meglio di “ripartenza” per il nostro Esecutivo.

Il buon esito dell’emissione dei titoli del debito pubblico sammarinese sul mercato dei capitali internazionali ha premiato indubbiamente le scelte di politica economica avviate lo scorso anno dal Governo, tuttavia sarebbe un grave errore pensare che questo risultato possa essere, di per sé, risolutivo dei gravi problemi della nostra economia.

“San Marino: il mercato premia il primo bond triennale – Offerte per 1 miliardo e 400 milioni di Euro”: con questo titolo, martedì scorso l’ANSA ha annunciato il collocamento del bond sammarinese.

“San Marino emette oggi un suo Titolo di Stato di durata triennale sul mercato finanziario e ha successo nel mercato. Stamani i segretari di Stato alle Finanze ed agli Esteri della Repubblica del Titano hanno dato formalmente il via alla raccolta degli ordini con una richiesta iniziale di 300 milioni a un tasso del 3,75%. L’asticella si è subito alzata in senso positivo perché in poche ore sono state raccolte numerose offerte per 1 miliardo e 400 milioni di Euro. Sulla base della grande richiesta, l’offerta inziale è stata allargata a 340 milioni che ha consentito un abbassamento del tasso finale al 3,25%.

Non è la prima volta che San Marino emette dei titoli di debito pubblico riservati al mercato interno: le prime e uniche emissioni risalgono al 2016, con la Legge n. 160/2015, per un controvalore nominale pari a 50mln di euro. é  la prima volta invece che San Marino emette debito pubblico internazionale.

Ebbene, dopo il tentativo di collocamento non andato a buon fine lo scorso mese di Ottobre, finalmente martedì scorso l’operazione si è chiusa con risultati al di sopra delle più rosee aspettative.

Nella giornata di giovedì, si è proceduto a convocare d’urgenza la Commissione Consiliare III per il riferimento del Segretario di Stato alle Finanze mentre nella giornata di ieri il Congresso ha adottato il Decreto che disciplina l’emissione dei titoli, compresi i termini e le condizioni in apposito regolamento.

L’emissione è riservata a clienti professionali e ha un valore massimo di 340milioni. La durata è triennale e il tasso cedolare nominale annuo lordo è fissato al 3,25%.

Già nella giornata di ieri, il titolo ha fatto registrare un miglioramento di performance: il prezzo è salito sopra il valore di 101 e il tasso di rendimento dal 3,25% è sceso sotto il 2,8%, a dimostrazione del fatto che il titolo viene scambiato, riscuotendo quindi la fiducia di nuovi sottoscrittori e più in generale del mercato finanziario.

Fiducia dall’esterno che si contrappone evidentemente alla sfiducia alimentata da qualcuno dell’opposizione, convinto nei propri comunicati e conferenze stampa che il piazzamento dei bond fosse una barzelletta e che il paese fosse sull’orlo del precipizio.

Anche il FMI ha certificato che la strada presa dal Governo è quella giusta, non solo in materia di debito estero.

Purtroppo la rischiosità del nostro bond risente negativamente dei fondamentali deboli della nostra economia, e purtroppo, anche dell’abbassamento del rating della Repubblica di San Marino da parte di Fitch, da Tripla B- a Doppia B, avvenuto in piena pandemia lo scorso mese di Aprile 2020.

Rischiosità del titolo a parte, la criticità maggiore di questo Decreto pare rinvenirsi all’art. 11 il quale stabilisce l’utilizzo dei fondi derivanti dall’emissione, coerentemente con la recente legge finanziaria approvata a dicembre 2020:

– per progetti di sviluppo, la cifra riservata è pari a 40 milioni;

– per il rimborso anticipato di obbligazioni detenute dalla Cassa di Risparmio (94 milioni);

– per il rimborso del prestito ponte con la società Cargill (150 milioni);

– per il rimborso del debito verso Banca Centrale della Repubblica di San Marino per anticipazioni di cassa (55 milioni).

Probabilmente una maggiore condivisione in merito al piano di utilizzo delle risorse finanziarie derivanti dall’emissione dei titoli sarebbe stata preferibile.

L’obiettivo di trasformare parte del debito interno in debito estero per supportare il finanziamento delle riforme indispensabili per il nostro Paese e resistere alla pandemia è stato raggiunto.

Questa trasformazione tuttavia dovrebbe avvenire cercando di razionalizzare l’onere finanziario sul bilancio dello Stato in considerazione del fatto che il debito estero è un debito a breve termine maggiormente oneroso di quello interno.

Mentre risulta altamente improbabile posticipare la scadenza del debito estero a condizioni economiche più favorevoli di quelle attuali senza un miglioramento dei fondamentali della nostra economia, agire sulla scadenza del debito interno è invece molto più semplice.

Sotto il profilo della gestione finanziaria del debito, avevo già affermato la mia contrarietà al rimborso integrale dell’anticipazione di cassa nei confronti di BCSM non solo e non tanto per motivi di “giustizia sociale” (non mi stancherò mai di affermare anche in questa sede ciò che è purtroppo sotto gli occhi di tutti, ovvero il fallimento totale dell’attività di vigilanza nei confronti del sistema bancario con tutte le ripercussioni del caso sul nostro sistema economico) ma soprattutto per ragioni squisitamente tecniche, connesse al tasso di rendimento del proprio portafoglio titoli, nell’attuale contesto di mercato caratterizzato da tassi ampiamente negativi nel breve medio termine.

Invito pertanto il nostro Segretario di Stato ad attivarsi concretamente affinchè le controparti istituzionali alle quali saranno destinate parte delle risorse finanziarie rinvenienti dall’emissione di questi titoli, si affrettino a sottoscrivere anch’esse una fetta consistente del debito appena collocato sul mercato estero, allo scopo di efficientare la gestione del proprio portafoglio finanziario in termini di rendimento e impiego della liquidità disponibile.

In altri termini è necessario che soprattutto BANCA CENTRALE sostenga questa emissione sottoscrivendone almeno una quota non inferiore a 50 milioni.

Ma vado oltre: la fiducia del mercato ha indubbiamente avuto una ricaduta positiva sul mercato interno del risparmio! Se così è, attuiamo quei correttivi legislativi per consentire anche ai nostri cittadini di sottoscrivere il debito pubblico! Chi meglio dei nostri cittadini infatti può comprendere che non è una scommessa avere fiducia nel nostro Paese, che solo attraverso delle riforme condivise con tutte le parti sociali e condotte da una buona politica possiamo guardare con fiducia al futuro. Per far ciò serve trasparenza e coesione.

La sfida non è più quindi quella di trasformare il debito interno in debito estero ma come ha bene detto l’attuale Premier Draghi, riuscire a vincere la sfida di trasformare il debito cattivo in debito buono. Siamo fortunati, la ricetta non la dobbiamo inventare, Draghi l’ha già scritta: serve conoscenza, coraggio e umiltà nelle nostre decisioni politiche!