LE LEVE PER UNA NUOVA FASE DI CRESCITA

Il nostro sistema economico sta vivendo una condizione di crisi del tutto particolare, che perdura da oltre un decennio.

Oltre ai fenomeni che hanno inciso su tutte le maggiori economie mondiali, alcune criticità strutturali interne hanno determinato la progressiva perdita di ricchezza e competitività del nostro Stato, che in pochi anni ha anche dovuto modificare il proprio modello economico per adeguarsi agli standard internazionali in materia fiscale e finanziaria.

La sfida di oggi non è semplice: rilanciare la nostra economia attraverso politiche in grado di stimolare la crescita di lavoro ed imprese, garantendo la stabilità dei conti pubblici ed il mantenimento di servizi all’altezza dell’aspettativa dei cittadini.

Per risolvere questa complessa equazione non servono miracoli o “cavalieri bianchi” ma, piuttosto, un approccio ai problemi che si fondi su tre imprescindibili presupposti:

  • la conoscenza del contesto economico, a partire da letture “veritiere” dei dati e dei fenomeni, per una reale consapevolezza dei problemi;
  • la capacità di individuare soluzioni efficaci e sostenibili;
  • il coraggio di intraprendere le scelte necessarie a favorire l’auspicata inversione di tendenza.

Ciò che proponiamo è una strategia generale che, se applicata con determinazione e coraggio, potrebbe portare ad una immediata inversione dei trend negativi e ad una generale crescita economica nel medio-lungo periodo,capace di produrre ricadute positive per tutto il Paese.

Un ambiente migliore per l’impresa

Il punto di partenza per superare la crisi è attuare interventi che migliorino la competitività del sistema economico.

Non solo attraverso la leva della fiscalità ma,in maniera altrettanto importante, garantendo alle imprese, grandi o piccole che siano, condizioni ottimali di esercizio della loro attività,così da rendere gli investimenti effettuati più profittevoli e generando margini per la creazione di nuovi posti di lavoro.

La scalata della classifica doing business della Banca Mondiale è per noi una priorità da attuare intervertendo tempestivamente su quelle evidenti lacune che pongono San Marino in una posizione non adeguata a garantire l’appetibilità del sistema economico.

La burocrazia e le limitazioni, imposte da un sistema sbilanciato sui controlli preventivi rispetto a quelli successivi,sono diventate da tempo una barriera nell’ingresso al mondo imprenditoriale sammarinese, determinando costi per le imprese e rendendo inefficiente la stessa macchina dei controlli necessaria ad evitare le distorsioni.

Occorre, quindi, investire con coraggio sull’ammodernamento informatico della Pubblica Amministrazione affinché:

  • il dialogo con utenti ed imprese possa essere semplificato attraverso procedure concessorie ed autorizzative più snelle;
  • i controlli successivi per evitare le distorsioni, siano fondati su basi informative adeguate e condivise fra autorità e su valutazioni di rischio per i settori maggiormente esposti.

La risoluzione delle problematiche dell’interscambio commerciale con l’Italia e con l’Unione Europea deve avere la priorità tra le azioni di politica estera.Gli effetti negativi del T2, il prefinanziamento dell’Iva, la vidimazione fisica delle fatture e le limitazioni nel commercio on-line, la gestione diretta ed autonoma delle dogane per le operazioni extra comunitarie, sono i principali problemi che devono trovare una risposta tempestiva.

L’introduzione in Italia della fatturazione elettronica rappresenta una formidabile opportunità di addivenire a nuovi accordi in materia di interscambio che superino le intese del 1993.L’avvio del sistema anche a San Marino, e senza ulteriori ritardi, porterebbe evidenti vantaggi competitivi fra i quali quelli legati al risparmio dei costi amministrativi nella produzione, gestione e conservazione delle fatture in formato cartaceo.

Il nostro sistema bancario, gravato dal peso degli NPL sui bilanci dei vari Istituti di Credito, non riesce a dare una risposta sufficiente al fabbisogno finanziario di aziende e di famiglie. Allo stesso modo, i crediti non performanti gravano sugli equilibri di conto economico delle banche riducendone la solidità. Per questi motivi una strategia nazionale di risoluzione degli NPL è fondamentale per ridare ossigeno al sistema. Senza ulteriori ritardi, si dovrà procedere basandosi:

  • attualizzazione dei necessari interventi normativi utili a garantire azioni di recupero più celeri ed efficaci in via giudiziale e stragiudiziale;
  • sulla costituzione di un veicolo nazionale per il recupero degli NPL e per la cartolarizzazione e la gestione professionale dei crediti non per formanti, senza disperdere il valore degli attivi e creando in territorio nuove opportunità̀ di impiego o riqualificazione nel settore finanziario.

Banca Centrale, nella sua funzione di organismo regolatore e di vigilanza, deve avere un ruolo centrale nel percorso di consolidamento e rilancio del sistema finanziario e, nel rispetto delle competenze, operare in sinergia con le altre Istituzioni. Solo così, le politiche per il sistema finanziario saranno frutto di una condivisione ad ampio spettro,in grado di contemperare le esigenze di tutti i soggetti portatori di interessi “sani” e legittimi.

Le banche dovranno essere supportate nel processo di determinazione del merito creditorio dei clienti, attraverso un potenziamento della centrale rischi che potrà finalmente operare in collegamento con quella italiana. Anche la solvibilità e la capacità dei soggetti di ottenere credito o facilitazioni previste dalla Legge, come il credito agevolato, devono essere accertate attraverso banche dati organizzate e flussi informativi efficienti di ausilio alle Banche e delle Autorità competenti.

Le cryptovalute non sono più un esperimento e stanno diventando a tutti gli effetti una componente dei sistemi economici e finanziari. Molti Paesi, fra i quali alcuni anche europei, si stanno adattando a questa novità adeguando le proprie legislazioni alla gestione delle transazioni nelle monete virtuali. Senza improvvisazione e con i dovuti accorgimenti, anche San Marino dovrebbe valutare le opportunità che possono derivare da questa nuova frontiera.

Nell’ambito dell’adozione della V direttiva antiriciclaggio potrebbe essere analizzata l’opportunità di prevedere specifiche autorizzazioni per l’erogazione di servizi di stoccaggio, transazione e cambio di cryptovaluta.

Semplificazione ed efficienza normativa

Le peculiarità e le caratteristiche dell’ordinamento giuridico sammarinese, che rappresenterebbero fattori di competitività, sono state nel tempo soffocate da una eccessiva produzione normativa che ha generato difficoltà e costi per le imprese nel gestire la conformità ai dispositivi di legge.

Semplificazione ed efficienza normativa non significa solo ordinare le Leggi in testi unici ma, piuttosto, invertire un approccio sbagliato alla legiferazione: attraverso un rigoroso rispetto della gerarchia delle fonti, occorre addivenire a normative che stabiliscano diritti e doveri senza la pretesa di regolare ogni singolo aspetto dell’operatività in campo economico e generare maggiore burocrazia.

Gli strumenti di consultazione delle norme dovranno essere potenziati.I provvedimenti dovranno essere organizzati in forme coordinate, accompagnati da sintesi e documenti di corredo che ne facilitino la comprensione e contestualizzazione rispetto alle attività da porre in essere. Ciò assume particolare rilievo per tutta la normativa rivolta all’investitore estero che deve essere messo nelle condizioni di comprendere al meglio le regole del nostro sistema economico.

Sarà indispensabile introdurre una articolata ed innovativa normativa a difesa del consumo e dei consumatori, in linea con le migliori pratiche internazionali. La certezza dei diritti dei consumatori ed utenti, anche attraverso i più moderni canali commerciali, sarà di stimolo al rilancio e ad un corretto sviluppo del settore commerciale e dei servizi.

Il rilancio del settore informatico e l’informatica a supporto dell’economia

L’industria informatica non inquina, necessita di spazi ridotti e non ha bisogno di particolari infrastrutture. Al contempo, l’elevata specializzazione degli addetti consente alle attività produttive classiche un rinnovamento costante ed una sempre maggiore flessibilità per una penetrazione celere ed incisiva nelle nuove aree di mercato.

Tecnologia e digitalizzazione rappresentano due asset imprescindibili per lo sviluppo del sistema economico e sociale del Paese ed il settore informatico assume un ruolo basilare nella strategia di rilancio.Occorre, quindi,rivalutare ogni figura professionale di spessore per organizzare corsi di alta formazione, al fine di incentivare le realtà imprenditoriali esistenti favorendo la nascita di nuovi liberi professionisti. È necessario, inoltre, sperimentare la nascita di nuove attività economiche di settore anche da parte di tecnici forensi, recependo l’apposita regolamentazione Europea.

Attraverso lo sviluppo di nuove attività di servizio a contenuto digitale per il supporto delle imprese, si potranno creare nuovi posti di lavoro permettendo la riqualificazione e l’assorbimento del personale in esubero nei settori oggi in crisi.

Per le grandi aziende è altamente conveniente investire in acquisizioni di Start up che hanno dimostrato di incorporare efficaci modelli innovativi.Tuttavia, non si diventa attrattivi agli occhi dei grandi investitori solo grazie alle agevolazioni fiscali, ma sapendo realizzare un vivace tessuto imprenditoriale che sappia esprimere innovazione e ricerca.

L’attuale approccio alle Start up ha frenato questo dinamismo concentrandosi esclusivamente su progetti con ambiziosi obiettivi finanziari difficilissimi da concretizzare. Pertanto, è necessario ritrovare la chiave di lettura per attirare questo processo, rilanciando progetti specifici di incubazione, per stimolare le giovani menti del Paese con uno spiccato senso imprenditoriale, che vogliano concretizzare la propria idea tecnologica.

Un percorso strutturato e coeso per la digitalizzazione del Paese: l’Agenda Digitale

Per raggiungere l’obiettivo di modellare un territorio al passo coi tempi, capace di fare dell’innovazione un driver di attrazione, non basta solo investire in tecnologie ma bisogna seguire un percorso strutturato di interventi normativi, organizzativi e di formazione implementando concretamente l’Agenda Digitale Sammarinese. Essa dovrà essere il punto di riferimento per le scelte strategiche in tema di digitalizzazione, in un contesto orientato alla massima inclusione delle aziende e dei liberi professionisti presenti in territorio, al fine di evitare contrapposizioni con la Pubblica Amministrazione.

L’Agenda Digitale è il principale biglietto da visita di un Paese nel contesto internazionale, ed è uno dei principali incentivi per la nascita di nuove realtà imprenditoriali.

L’impegno sull’Agenda Digitale Sammarinese guiderà le scelte strategiche in tema di digitalizzazione. Per fare questo occorrerà:

  • raggruppare in un contesto strutturato i processi di digitalizzazione più urgenti della Pubblica Amministrazione con quelli maggiormente all’avanguardia, portatori di nuove potenziali opportunità, quali ad esempio l’e-Residency;
  • attivare un tavolo permanente con gli ordini professionali e le associazioni di categoria per concordare i termini e le modalità di entrata in vigore delle normative sul digitale ed affinare costantemente i processi digitali;
  • investire in formazione all’utenza, al fine di ridurre i timori nei confronti degli strumenti digitali da parte degli ordini professionali e delle associazioni categoriali;
  • massimizzare il coinvolgimento dell’imprenditoria informatica locale per l’implementazione dell’Agenda Digitale Sammarinese;
  • regolamentare l’interoperabilità tra i servizi offerti dalla pubblica amministrazione ed i produttori privati di software, al fine di creare fiducia nel rapporto pubblico/privato e limitare lo spreco di risorse dovuto ai cambi repentini ed improvvisi della normativa.

Fiscalità competitiva e risorse adeguate per lo Stato

La fiscalità è sempre stata un fattore di competitività per San Marino e siamo convinti che debba continuare ad esserlo anche per il futuro.

Il sistema delle imposte dirette (IGR), grazie alla riforma del 2013, contempera le principali leve e gli strumenti per adattare la pressione fiscale alle esigenze attuali e non necessita di interventi invasivi.

Riteniamo che il livello di tassazione ordinaria debba mantenersi invariato, salvo individuare eventuali ambiti d’incentivazione che dovessero ritenersi necessari, con particolare riferimento allo sviluppo di nuovi settori. Al contrario, i pochi dati disponibili restituiscono l’immagine di un sistema di controlli inadeguato a garantire appieno quell’equità fiscale alla base della riforma.

Occorre, pertanto, intervenire con decisione sulla riorganizzazione dell’Ufficio Tributario, investendo in risorse e procedure, al fine di mettere l’Ufficio stesso nelle condizioni di esercitare le proprie funzioni di controllo con un approccio moderno alla lotta all’evasione e all’elusione fiscale.

Sul fronte delle imposte indirette occorre abbracciare definitivamente una scelta in merito all’adozione del sistema IVA, perché le “non scelte” non hanno evitato sino ad oggi il costo delle mancate opportunità.

L’eventuale passaggio al sistema IVA, inoltre, garantirebbe per molte imprese il superamento di criticità contingenti e il recupero di ampi margini di competitività ma, innegabilmente, comporterebbe anche costi di adeguamento, di finanziamento dei gap fiscali dovuti alla transizione e potrebbe incidere negativamente sulla competitività delle piccole imprese.

Riteniamo, perciò, che questo trade-off fra costi e benefici possa essere superato soltanto mitigando gli impatti della migrazione al nuovo sistema, prevedendo perciò un passaggio graduale e lavorando sulla base imponibile con regimi di franchigia opzionale che consentano il recupero di competitività e minore burocrazia per le piccole imprese.

L’equilibrio della finanza pubblica al centro della strategia

Una politica fiscale di respiro, finalizzata all’aumento della competitività, può rendersi sostenibile soltanto attraverso un rigoroso controllo della spesa pubblica.

La contrazione delle risorse fiscali degli ultimi anni, non compensata con un aumento delle imposte, deve essere bilanciata da un livello della spesa in grado di garantire l’equilibrio del bilancio senza ingenerare nuovo debito pubblico.

A San Marino, ormai in una fase di “spending review” permanente dal 2013, molto è stato fatto per ridurre la spesa. Tuttavia, gli interventi di razionalizzazione attuabili con una normale gestione dei costi non sono più sufficienti a garantire un equilibrio stabile dei conti e a generare margini per investimenti pubblici.

È divenuto improcrastinabile un nuovo approccio alla spesa nell’intento di ammodernare e allineare la macchina pubblica ai tempi odierni, senza il timore di mettere in discussione paradigmi sino ad oggi immutabili.

È opinione condivisa che la PA possa divenire più efficiente soltanto adottando un metodo di gestione maggiormente ispirato all’approccio privato che, senza apportare rivoluzioni, introduca strategie che contemperino:

  • privatizzazioni di settori non strategici e cogestioni fra pubblico e privato in determinati servizi;
  • una maggiore trasparenza, efficaci presidi anti-corruzione, assunzioni mediante concorsi pubblici;
  • una revisione dei contratti utile a valorizzare le tante e diverse professioni nel pubblico impiego, secondo criteri di meritocrazia e allineando le retribuzioni a parametri come il rischio professionale, la complessità delle funzioni svolte e l’impegno richiesto;
  • la riqualificazione del personale in esubero su determinati servizi, al fine di una ricollocazione in settori da potenziare.

Nell’ambito della programmazione finanziaria occorre impostare parametri di contenimento della spesa, eventualmente agganciati all’evoluzione dell’entrata, che permettano una progressiva riduzione della spesa corrente in favore di una maggiore propensione agli investimenti pubblici.

L’intervento pubblico a sostegno dell’economia non deve essere inteso come una elargizione a fondo perduto, ma deve essere finalizzato a raggiungere vantaggi concreti nel breve-medio termine.I fondi pubblici non possono essere usati per “tappare buchi”, ma per fare progredire situazioni in crisi o per accompagnare lo sviluppo di iniziative strategiche.

In questa logica, le risorse dei fondi pensione non possono essere “mischiate” con quelle dello Stato.

Una gestione prudente e programmatica del debito

A conclusione di questa legislatura, purtroppo, anche il debito pubblico è divenuto una realtà per San Marino. Viste le necessità immediate dello Stato, a questo punto, dobbiamo concentrarci sulla sua ottimizzazione,per ridurne gli effetti negativi.

Occorre una strategia complessiva che diversifichi le fonti di finanziamento nell’intento di ridurre gli oneri, rendere sostenibili i piani di ammortamento ed evitare influenze dei prestatori sulla politica economica e sull’equilibrio istituzionale dello Stato. Solo in questo contesto può essere preso in considerazione anche il debito estero.

Inoltre, San Marino non ha mai avuto il problema della gestione di un debito pubblico e gli stessi uffici non sono strutturati per una sua amministrazione professionale. Occorre, dunque, investire in competenze e prevedere percorsi formativi adeguati al nostro interno, per evitare il ricorso continuo ai “consulenti” dimostratosi dispendioso ed inadeguato.

Come la spesa pubblica, anche il debito va programmato e gestito entro precisi limiti di sostenibilità.Essendo un aspetto che graverà su molte generazioni, la sua sostenibilità deve essere considerata in maniera condivisa.Non potrà essere una scelta di pochi a scapito di tutti e non deve essere finalizzato al mantenimento della spesa corrente.

Mercato del Lavoro

Siamo fortemente convinti che la crisi e l’esigenza di razionalizzare le risorse non deve giustificare deroghe improprie alla contrattazione collettiva. I sacrifici che si renderanno necessari non devono essere imposti attraverso norme che snaturino i contratti di lavoro.

Una maggiore flessibilità, soprattutto nel settore pubblico, deve essere un obiettivo a cui tendere, ma non deve aprire la porta a forme di impiego deregolamentate ed in contrasto con i principi che regolano il mercato del lavoro.

Il miglioramento del sistema di collocamento, anche attraverso una sua maggiore informatizzazione, deve diventare un obiettivo a breve termine. L’incontro fra domanda e offerta di lavoro deve essere garantito secondo logiche di mercato,nel rispetto dei diritti del lavoratore e dell’impresa, superando impostazioni ormai divenute antistoriche che limitano la propensione delle imprese stesse alle assunzioni.

In questa logica, le norme che finiscono per differenziare in maniera iniqua i lavoratori, discriminando le prospettive di impiego edil mantenimento del posto di lavoro, devono essere riviste.

Nella Pubblica Amministrazione la modifica degli orari di lavoro, al fine di garantire l’apertura pomeridiana al pubblico e nei prefestivi non è più rinviabile.Così pure, dovrà essere affrontata seriamente la diversificazione dei contratti del pubblico impiego, in ragione delle diverse professioni svolte. In tal senso, l’utilizzo di una piattaforma contrattuale comune, integrata da contratti di settore, potrebbe rappresentare una soluzione.

Nel settore privato occorre un’attenzione speciale alla piccola impresa dei settori turistici e commerciali, che deve poter contare, senza troppi vincoli burocratici, su forme snelle di assunzione dei lavoratori occasionali, al fine di garantire un’operatività adeguata alla stagionalità.

Il problema delle prestazioni di lavoro dei familiari (c.d. collaborazione familiare) deve essere definitivamente superato, attraverso l’adozione di regolamentazioni e procedure semplificate.

Gli interventi sul sistema previdenziale

Il periodo di contrazione economica che stiamo vivendo incide fortemente anche sull’equilibrio dei Fondi pensione.

Negli ultimi 10 anni, la diminuzione dei posti di lavoro ha determinato disavanzi progressivi ai quali si deve far fronte con ripianamenti da parte dello Stato sempre più onerosi. Dunque, sono necessari interventi sul sistema previdenziale,per ridurre i disavanzi durante la fase negativa del ciclo economico.

Nello stesso tempo, le misure che potranno essere attuate dovranno essere valutate attentamente al fine di non ingenerare ulteriori effetti distorsivi,come l’innalzamento del cuneo fiscale per lavoratori e imprese, ed il rallentamento del turn over generazionale fra lavoratori.

Risulta prioritario arginare e ridurre una prassi pericolosa che vede i Fondi pensione finanziare lo Stato e le Banche, attuando una strategia di “disinvestimento controllata e progressiva” affinché le riserve previdenziali possano essere rese immuni dai rischi sistemici.

L’approccio a previdenza e pensioni deve tenere conto anche di quello che in tanti Paesi è divenuto un radicale cambio di paradigma: l’invecchiamento come risorsa per lo sviluppo e non come costo sociale. A capo la c.d. Silver Economy è divenuta una componente dello sviluppo di molti Paesi e San Marino per caratteristiche e dimensioni dovrebbe creare le condizioni per far fiorire questo comparto economico e non comprimerlo in riforme penalizzanti. In prospettiva, la messa a punto di strategie che preservino la capacità di spesa dei pensionati e regimi fiscali competitivi potrebbero sostenere la domanda interna e divenire una vera forma di attrazione per investimenti nel territorio.