Le 3 C per una buona Democrazia: Coerenza, Condivisione e Comunicazione … di Lorenzo Bugli

29/06/2022

Grazie Direttore per avermi concesso questo spazio all’interno del Suo giornale. Spazio che cercherò di utilizzare per fare delle riflessioni che spero possano essere utili al ragionamento politico di questo Paese e soprattutto per riavvicinare la gente alla Politica o, se non altro, a quella che io definisco la Buona politica. Oggi infatti mi incentrerò principalmente su tre punti che definisco le tre C per una buona Democrazia. Coerenza, Condivisione, Comunicazione.

La prima è la Coerenza. Coerenza ma anche sincerità. Ciò che in via prioritaria dovrebbe spingerci a fare politica è la volontà di scendere in campo con degli ideali forti, la voglia di portare avanti delle battaglie all’interno del Parlamento, la capacità di fare proposte che siano realizzabili e quindi, di conseguenza, possano essere definite sincere, e non lunghi e inutili elenchi della spesa. La coerenza è un tema fondamentale. Oggi viviamo in un mondo sempre più liquido ed è difficile distinguere un partito dall’altro. Maggioranze e opposizioni si mescolano spesso e volentieri, rendendo l’elettore ancora più confuso. Assistiamo quotidianamente a cambi di casacca e giravolte che scavano un divario sempre più profondo tra la politica e il cittadino: ed è proprio la perdita di coerenza ad aumentare il distaccamento. Le elezioni in Francia, il referendum in Italia, ma anche le recenti elezioni amministrative, caratterizzate da un fortissimo astensionismo: esempi recenti di questo problema e un campanello d’allarme che non dobbiamo sottovalutare. Se mancano coerenza e sincerità, se un politico eletto finisce per snaturarsi e non tenere fede ai propri impegni, il cittadino non può che vivere un senso di disamoramento, e quindi di progressiva lontananza da quel mondo. Saper fare delle scelte ponderate, e quindi mettersi in discussione, è fondamentale, ma senza dimenticare quegli ideali e quella coerenza che sono alla base di ogni forma di partecipazione. Potrebbero sembrare ovvietà, ma al giorno d’oggi i campanelli d’allarme sono fortissimi e non ce lo dobbiamo mai dimenticare. La coerenza è un aspetto che va rimesso al centro della nostra agenda, portando dunque la popolazione ad appassionarsi nuovamente di una politica che sappia anche trascinare. Parlavo prima di sincerità delle proposte. Quanti danni sono stati causati dal populismo – l’arte dell’affrontare problemi complessi con soluzioni molto semplici, dagli annunci mirabolanti di chi prometteva opere grandiose ma irrealizzabili, e dalla demagogia? L’antidoto, contro tutto questo, è dato proprio dalla coerenza. 

Da qui arriviamo alla seconda C. La Condivisione. Saper condividere i processi che un’agenda politica, basata sulla coerenza, vuole portare avanti. Muoversi all’interno dei partiti, degli organismi, in mezzo alla popolazione, per far sì che quell’idea attecchisca, che quell’idea non sia calata dall’alto, ma parta dal basso e arrivi verso l’alto. Ciò passando attraverso processi democratici di confronto, e anche di scontro, che sono la base di ogni democrazia. Se mancano coerenza, e di conseguenza anche la condivisione, il cittadino non avrà gli strumenti per capire da dove nascono determinate decisioni; si genera quindi una mancata identificazione in quella stesse decisioni; e ci si trova in una situazione che favorisce il propagarsi del populismo e dell’astensionismo.

Diventa quindi di vitale importanza sapere Comunicare quanto proposto con coerenza, condiviso e successivamente votato. Oggi lo vediamo chiaramente. C’è stata, anche nella proposizione della recente Finanziaria, una difficoltà – tanto che io stesso mi sono dovuto astenere in vari passaggi – nel rendere chiari i contenuti. Questo porta inevitabilmente la politica ad avere dei problemi nel comunicare correttamente e sinceramente quelle che sono le scelte strategiche che il Paese deve compiere. E quando queste scelte non vengono comprese, offrono una sponda a chi si nutre delle demagogia e nel corso degli anni ha portato alla rovina il Paese per via della sua incapacità di seguire questi meccanismi democratici semplici, ma allo stesso tempo complessi se non seguiti alla lettera.

Queste sono le tre C che devono guidare e orientare l’agire politico di tutti coloro che vogliono adoperarsi per il bene del Paese. Questi sono i temi che, come GDC, abbiamo messo al centro della nostra Scuola di formazione politica. Sembrano banalità ma si tratta di valori fondamentali che nel tempo si sono persi. Chiudo qui, con una piccola critica a tutta la classe politica del nostro paese: quando non rispettiamo le scadenze che ci eravamo prefissati, corriamo il rischio di perdere quella coerenza e quella credibilità che invece dovremmo impegnarci a rafforzare; lo stesso accade anche quando affermiamo di essere interessati ai giovani, di voler offrire loro opportunità per fare impresa, oppure ci riempiamo la bocca della necessità di risolvere la questione idrica, e poi non facciamo nulla di concreto. In questo modo viene a mancare la coerenza; e per riflesso anche gli altri due step successivi, ovvero la capacità di condividere e quella di comunicazione. Così, a perdere, è la politica tutta, indipendentemente da maggioranza e opposizione. Oggi serve un cambio di passo; non perché lo chiedo un giovane politico, ma perché a chiederlo è un Paese intero. Smettiamola di pensare a progetti faraonici; rimaniamo con i piedi per terra, avendo ben chiaro chi siamo, qual è il nostro Paese, qual è la sua storia, la sua identità; tenendo come punto di riferimento i politici del passato che hanno avuto l’umiltà e la lungimiranza per guidare la Repubblica, senza mai dimenticare quello che io definisco ‘senso del limite’. Un senso del limite che, se abbinato alle tre C, può davvero permetterci di fare buona politica.

L’articolo originale su giornalesm.com