Intervento di Gian Carlo Venturini C.G.G. del 22-9-2020 -comma 25 – Giustizia

23/09/2020

Ecc.mi Capitani Reggenti, Colleghi

 

Voglio prima di tutto ringraziare le Loro Eccellenze per la Comunicazione fatta ieri a inizio seduta, che ha fornito importanti riflessioni sui recenti accadimenti in tema di Giustizia e richiamato quelle che sono le attribuzioni degli organi costituzionali riconducibili ai tre poteri dello Stato “che agiscono nel rispetto della reciproca autonomia e competenza” secondo i principi sanciti dalla Nostra Dichiarazione dei Diritti.

Abbiamo ascoltato l’ampia ed esaustiva Relazione del Segretario alla Giustizia,ove in primo luogo ha ripercorso in modo piuttosto dettagliato i vari accadimenti intercorsi nell’ambito della Giustizia dai primi mesi dell’anno ad oggi, ed ha concluso il suo riferimento con delle interessanti riflessioni e proposte di intervento.

Il tema della Giustizia è purtroppo ancora uno degli argomenti che tiene banco in questo Paese.

La conflittualità all’interno dello stesso potere giudiziario mette in discussione l’interesse di una giustizia credibile e di conseguenza l’interesse generale del Paese.

Oggiritengo ancor più urgente intervenire per ridare credibilità a tutto il tribunale e al comparto della giustizia.

Non voglio fare una ricostruzione cronologica di quanto accaduto negli ultimi anni sulla giustizia, lo ha già fatto in modo dettagliato e puntuale il Segretario nel suo riferimento, tuttavia non dobbiamo dimenticare che tutto parte dalla rimozione dell’ex Magistrato Dirigente Pierfeliciche ha innescato tutto questo; da quasi tre anni, in ogni dibattito consigliare ove si tratta del tema giustizia, trova spazio il tema della revoca dell’allora Magistrato Dirigente, avvenuta senza una norma che lo prevedesse e quindi come abbiamo detto più volte a nostro avviso illegittima.

La revoca del Magistrato Dirigente non è prevista da alcuna disposizione normativa. Il che significa che ad un Magistrato del Tribunale si è applicata una misura con valenza sanzionatoria che non ha e non ha mai avuto fondamento legislativo alcuno. Quello che è accaduto quasi tre anni fa ha rappresentato una forzatura ingiustificabile ed ancor più intollerabile è il tentativo di legittimazione di tale evento sulla mera asserzione per cui “la maggioranza dei giudici” avrebbe provveduto a sfiduciare il proprio Magistrato Dirigente, il quale, ricordo a quest’aula, ha potere di sorveglianza sugli stessi Magistrati.

Pertantocollega Morganti è sorprendente e fuori luogo che oggi venga in quest’aula a dire chenon si può uscire dalle regole dell’ordinamento giudiziario per rimuovere i magistrati, quando voi avete rimosso l’ex Magistrato Dirigente uscendo dalle regole sulla base di un semplice ordine del giorno, come pure lo stesso Consiglio Giudiziario aveva modificato impropriamente la propria composizionesulla base di una interpretazione che non era di competenza dello stesso Consiglio Giudiziario, sostituendosi al Consiglio Grande e Generale.

Non mi soffermo sulle criticità e sulle modalità di nomina del Prof. Guzzetta, avvenuta successivamente alla rimozione del Magistrato Dirigente, che già il Segretario Ugolini ed altri colleghi hanno evidenziato nei loro interventi.

Ma una considerazione la voglio fare e mi riferisco ad alcune affermazioni del prof. Guzzetta dettein Consiglio Giudiziario Plenario del giugno scorso, che noi abbiamo appreso in quei giorni sul giornale on line Giornale.sm e che hanno il senso di una minaccia ed una dichiarazione di guerra allo Stato ed all’indipendenza di San Marino.

Il giornale riportava testualmente: “…ma nel momento in cui questo non sarebbe più un valore e noi fossimo- diciamo- messi alla porta, noi avremo una sola alternativa, una sola.

A quel punto non basta più la lealtà e l’amore per San Marino. A quel punto scatta l’amore e la lealtà per il tuo paese, che non si può permettere di avere una enclave che prenda una deriva da stato di democratura alla Orban”.

Queste affermazioni, che ad oggi non mi risulta siano state smentite da parte dell’interessato, sono di una gravità inaudita soprattutto se pronunciate da un cittadino di un altro paese che ha ricoperto l’incarico di Dirigente del Tribunale (prima ancora membro del Collegio Garante)   giurando fedeltà alla Nostra Repubblica.

Un altro elemento sul quale vorrei soffermarmi per alcune considerazioni è la missiva, inviata dal Dirigente del Tribunale e da una parte di magistrati del tribunale di San Marino (alcuni dei quali possono essere direttamente interessati alla vicenda), alSegretario Generale del Consiglio d’Europa, ai Reggenti, ai membri del Congresso di Stato, al Consiglio Grande e Generale ed al Presidente del Collegio Garante, della quale abbiamo già avuto modo di discutere qualche mese fa.

Una missiva che ritengo gravissima nei contenuti e nel metodo.

In primo luogo perché nella missiva con talune affermazioni si ha l’impressione che questi signori vogliano sostituirsi alla politica e rivendicare un potere che va contro la separazione dei poteri e non va nell’interesse della Repubblica.

Sostenendo che non sia garantita l’indipendenza della Magistratura mettendo in discussione l’autonomia della stessa, come pure dicono che vi sia l’ingerenza della politica nelle scelte, per cui portano tutto questo all’attenzione degli organismi internazionali.

Tutto questo è molto grave, in quanto la rappresentazione che viene fatta dai firmatari è parziale e riguarda solo i primi mesi di questa legislatura e non tiene conto del passato o meglio da quando ha origine tutta questa vicenda che risale al marzo 2018 con la rimozione dall’ incarico del ex Magistrato Dirigente, senza una norma che lo prevedeva.

Inoltre è stata anche modificata la composizione del Consiglio Giudiziario Plenario con una interpretazione dello stesso Consiglio Giudiziario senza che nessuna norma lo prevedesse.

A questo proposito altro elemento di criticità evidenziato nelle conclusioni della missiva viene contestata la nuova Legge Qualificata n.1 / 2020, che a loro avviso ha modificato la composizione degli organi di autogoverno della Magistratura e per la quale viene richiesto un intervento urgente da parte degli organismi del Consiglio d’Europa.

Bene ha fatto la Reggenza, che a fronte dell’acceso dibattito circa gli effetti della Legge Qualificata n.1/2020, ha acquisito un parere tecnico in merito alla suddetta legge.

Così, nella seduta del 9 e del 10 settembre, la Reggenza ha consegnato ai componenti del Consiglio Giudiziario il corposo parere pro veritate stilato dal Professor Antonio Baldassarre, Presidente emerito della Corte Costituzionale italiana, che ha chiarito bene l’applicazione della norma. Difficilmente potrebbe essere possibile contestare il contenuto del parere, redatto con serietà e volontà di approfondimento o sollevare contestazioni sul profilo individuato dalla Reggenza.

La Legge Qualificata 1/2020 è intervenuta per dare certezza di composizione al Consiglio Giudiziario Plenario in quanto non può essere certamente l’organismo stesso che si possa autodeterminare in merito alla propria composizione.

Il parere dell’illustre Prof. Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale Italiana, va a confermare l’impostazione della Legge Qualificata 1/2020 in merito alla corretta interpretazione della norma dando privilegio al criterio del tempo indeterminato.

Anche se oggi ovviamente negli interventi dei vari colleghi di opposizione, anche poco fa dai colleghi Zafferani e Morganti,  c’è il tentativo di sminuire il contenuto di questo parere, perché adesso siamo diventati anche tutti esperti in diritto.

Oggi, nessuno può negare che l’eredità lasciata dalla precedente Segreteria e dal precedente Governo in materia di giustizia sia gravosa. Nessuno può asserire che tutte le criticità normative e le conflittualità personali siano sorte nel gennaio 2020 quando si è insediato il nuovo Governo.

Non è la Legge Qualificata n. 1/2020 la radice delle ostilità, considerato tra l’altro che non è stata ancora applicata.

Tutti ne siamo a conoscenza, nessuno potrebbe negarlo e affermare il contrario è una comoda scusa.

Altro elemento che merita alcune considerazioni a seguito di quanto abbiamo avuto modo di apprendere dagli organi di stampa, è l’azione di sindacato avviata dalla Commissione Affari di Giustizia nei confronti di un Commissario della Legge, a seguito della presentazione alla Commissione stessa di esposti nei confronti dello stesso e la successiva deliberazione di sospensione cautelativa dal servizio del magistrato da parte del Consiglio Giudiziario Plenario.

Ora, sarà il Collegio Garante della costituzionalità delle norme a dover accertare la responsabilità del Magistrato sulla base delle motivazioni, in fatto ed in diritto, sollevate dalla Commissione; decisione che ritengo sia stata certamente ponderata e sofferta da parte di tutti i membri della Commissione.

Pertanto oggi sostenere e veicolare l’informazione per cui l’avvio dell’azione di sindacato sarebbe un’ingerenza della politica sulla Magistratura non è un messaggio corretto, perché l’azione di sindacato è prevista dalle normative vigenti.

La procedura di azione di sindacato è stata avviata dalla Commissione, ma l’azione di sindacato viene definitivamente decisa dal Collegio Garante della Costituzionalità delle norme, dunque un organo giudiziario.

Visto il poco tempo a disposizione tralascio di soffermarmi su altri elementi, ma non posso esimermi dall’evidenziare i numerosi attacchi rivolti alla Reggenza, che sono stati fatti sia dall’opposizione che da taluni magistrati nelle varie missive inviate alla Reggenza stessa ed agli organismi internazionali.

Pertanto rivolgo alle Loro Eccellenzetutta la mia solidarietà.

Concludo il mio intervento affermando che se vogliamo risolvere i problemi della Giustizia non è questo l’approccio giusto, ci deve essere un punto di incontro anche da parte della magistratura, non solo della politica che deve trovare una sintesi nell’interesse del Paese.

I magistrati che prestano servizio qui, prestano un atto di fedeltà e giuramento alla Repubblica, compiere certi atti o fare certe affermazioni non è corretto nei confronti dei cittadini e del Paese ed è significativo di una mancanza di indipendenza e rispetto nei confronti del potere legislativo.

Quando si parla di fedeltà alla Repubblica bisogna farlo fino in fondo e svolgere il proprio mandato con estrema lealtà.

Dobbiamo lavorare tutti,per cercare di ricreare la necessaria fiducia nella Magistratura da parte dei cittadini e degli operatori del settore che purtroppo in questi ultimi anni si è affievolita.

Pertanto è necessario dare avvio ad un provvedimento normativo volto a realizzare una complessiva riforma dell’ordinamento giudiziario al fine di restituire piena fiducia nel settore della giustizia, condizione necessaria per una ripresa anche economica.

Riforma che dovrà essere attuata secondo la rispondenza agli standard internazionali ma anche tenendo conto delle peculiarità del nostro ordinamento Costituzionale e delle esigue dimensioni del nostro Stato, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate, Forze Politiche, Magistratura, ordine avvocati e la società civile.

Mi associo pertanto al richiamo della Reggenza ove ribadisce la centralità del Consiglio Grande e Generale nel contesto dell’ordinamento istituzionale Sammarinese sancita quale principio cardine nella Dichiarazione dei Diritti del 1974, ed altresì il richiamo della Reggenza ad affrontare questi temi con i toni giusti e la disponibilità ad un confronto serio, leale e costruttivo.