Il coraggio di riposizionare San Marino a livello internazionale

27/08/2021

Ora è giunto veramente il momento di riposizionare la Repubblica di San Marino nel contesto internazionale, al netto “dell’Annus Horribilis” appena trascorso, dettato dalla pandemia da Covid 19.
Le ultime operazioni poste in essere dal Governo e da questa maggioranza; il piazzamento del “Bond”, al fine di tendere ad una stabilità finanziaria nonché l’andamento della campagna vaccinale, che rende e renderà certamente più sicura la cittadinanza, erano le premesse imprescindibili dalle quali partire al fine di mettere in campo il progetto paese.
Ora l’impegno deve essere massimo al fine di ridisegnare il modello paese che vogliamo, partendo in primis dalla rimodulazione delle nostre abitudini, e dai due pilastri che ritengo alla base di una società, quello sociale e quello economico.
I due, essendo strettamente correlati, non possono prescindere uno dall’altro, e dobbiamo quindi capire se sulla direttrice che intendiamo intraprendere siamo tutti d’accordo. Sbagliare adesso non significherebbe solo sprecare le risorse economiche ora a disposizione, ma peggio, significherebbe non garantire una prospettiva al Paese in un contesto internazionale che sta cambiando, a ritmi velocissimi.
È basilare, oggi, essere riconosciuti a livello globale quale luogo organizzato “sull’intelligenza collettiva”, che offre servizi di eccellenza e infrastrutture all’avanguardia, preferibilmente “Green”.
Uno Stato quindi, nel quale si vuole venire a lavorare, a studiare, a formarsi, a curarsi, e quindi ad investire socialmente e finanziariamente, impiantando in modo strutturale la testa dei cicli produttivi delle varie attività.
Dobbiamo quindi riprogettare il Paese, in un’ottica di sussidiarietà, attraverso una revisione, in senso moderno, delle nostre norme, con l’obiettivo di sostenere l’innovazione del sistema economico – produttivo, al fine di garantirne la sua crescita.
Il tema della sussidiarietà pone al centro dell’azione politica/economica la “risorsa umana” caratterizzata dalla libertà, vissuta nell’ottica del bene collettivo, e non solo, unicamente quale propria indipendenza e capacità di scelta.
Le “imprese” presenti e quelle che vorranno venire, dovranno oggettivamente essere sostenute dall’amministrazione, in termini di internazionalizzazione, con tutto ciò che esso comporta, e poste nelle condizioni di avere un dialogo strutturato con le scuole, i centri formazione e le università, cosicché non producano solo beni e servizi, ma anche conoscenza e competenza, generando così, competitività e attrattività, oggi e in futuro, per tutto il nostro territorio.
Una valida opportunità, in tal senso, è certamente costituita dal percorso di “Associazione Europea” che il nostro paese sta già da tempo percorrendo.
Infatti, penso che per lo stesso principio di sussidiarietà, di cui sopra, ci sia consentito di ampliare le competenze europee quando necessario, ed al contempo restringerle quando non necessario, nell’ottica del mantenimento della nostra sovranità nazionale.

Francesco Biordi