CGG – Oscar Mina su Report Fondo Monetario

1/02/2018

Dopo avere ascoltato il suo riferimento Segretario Celli, ed aver letto la relazione del FMI mi sembra che l’interpretazione che si vuole dare sia quella di un giudizio positivo sulle stesse raccomandazioni, e su questo devo dire che non avevamo dubbi, ma ci pare che le sue considerazioni siano proprio in contraddizione con il contenuto dello stesso report che in sintesi non esalta affatto l’operato di questo Governo, ma piuttosto evidenzia a tratti come la situazione sia complessa e aggravata da alcune decisioni prese da questo Governo evidenziando questioni specifiche soprattutto in ambito bancario con particolare riferimento a CRSM e BCSM.

E’ vero Segretario che il compito dell’FMI non è quello di bocciare e/o promuovere un paese, ma pur sempre esaminare e monitorare nel dettaglio l’operato di un Governo in termini economici e finanziari evidenziando le varie criticità e raccomandare interventi efficaci di risanamento per rilanciare il paese.

Tuttavia se vi è stato una disamina non certo positiva, è chiaro che permangono problemi sistemici che il FMI ha puntualizzato con chiarezza e incisività; questo denota che il percorso intrapreso non è assolutamente quello giusto.

Ma ciò che sorprende maggiormente, e lo si denota ormai da tempo che la tendenza di questo Governo è quella di non voler ammettere che degli errori sono stati commessi, partendo proprio dalla gestione della situazione bancaria da parte di Banca Centrale in cui il governo era totalmente appiattito sul modus operandi di allora degli stessi Grais-Savorelli nonché della stessa vigilanza del Siotto e compagnia, fino poi ad arrivare alle decisioni prese sui vari procedimenti che hanno portato allo scippo (cosi come viene comunemente definito) di un istituto bancario e di tutte le conseguenti azioni, a dir poco controverse, che hanno sicuramente allarmato l’intero asse economico finanziario interno del paese e lo stesso Organismo qual è il F.M.I.

Certamente non possiamo soprassedere alle continue affermazioni della maggioranza nel continuare a voler mitigare le proprie responsabilità e soprattutto di aver avvallato tutti gli atti del Governo fino ad oggi, nel cercare di affrontare la situazione bancaria annessa alle varie situazioni venutesi a creare, trincerandosi dietro alle solite affermazioni definendole “questioni ereditate … del passato in capo ai precedenti governi” addossando solo colpe che in realtà, in questa maggioranza, una buona parte di quelle forze politiche oggi sono ancora in cabina di regia.

Che ad onor del vero, invece, la conferma di ciò che da mesi andiamo dicendo arriva proprio dal Fondo Monetario Internazionale, che ci sembra abbia evidenziato come tutte le scelte e decisioni adottate per fronteggiare questa situazione, e si riferiscono direttamente all’operato di questi ultimi anni proprio di questo Governo, siano state definite tendenzialmente errate per portare il Paese in una migliore condizione. Infatti il FMI rileva si, positivamente la volontà di voler fare emergere le criticità” ma le conseguenti decisioni prese da questo Governo per fronteggiare le stesse, hanno effettivamente creato un rallentamento evidente della ns. crescita economica.

A nostro avviso quindi ci pare che il F.M.I, rilevi che una delle cause principali è data proprio dalle incertezze che si sono sviluppate nel settore bancario, dove sono stati esasperati gli accantonamenti dei crediti non performanti, arrivando addirittura a trasformarli poi in debito pubblico, senza avere individuato delle soluzioni alternativi gestionali e sostenibili per il Paese.

In particolare su Cassa di Risparmio, non si può inoltre non evidenziare l’implicita censura data dal FMI al Governo, quando egli raccomanda di affrontare le perdite sin da subito, criticando di fatto le scelte ed in particolare quello di spalmare il debito di 534 milioni di euro (bilancio approvato di Cassa il 18/08/2017) su 25 anni, indicando tra l’altro anche il rischio di un’ulteriore perdita di credibilità e di fiducia nell’intero sistema bancario quale ostacolo alla possibili concessioni di credito alle imprese ed all’economia dell’intero paese.

Un operazione che ha destato forte preoccupazione se non per la modalità adottata in un primo momento quello di trasformare in titoli di debito pubblico (obbligazioni) il Credito d’Imposta; si apprende ora e con favore, qualora lo fosse, che tale aspetto sia in fase di rivisitazione da parte del Governo; quindi diverrebbe una ulteriore conferma quella di un’eventuale decisione di nel voler cambiare strategia sulla trasformazione del Credito d’Imposta delle banche in Titoli del Debito pubblico, e che sia stata proprio un assurdità, più volte ribadita nello scorso anno dal nostro Partito e mi pare da tutta l’opposizione, confermata proprio ora, anche dalla Relazione del FMI.

Una magra consolazione di fronte al danno che si è generalizzato in tutto il comparto bancario e finanziario, ma pur tuttavia un ulteriore freno all’operato del Governo in particolare a quello della Segreteria alle finanze alquanto discutibile e privo di una sostanziale cognizione nell’affrontare le questioni senza una reale concertazione con tutte le parti, e non tenere in alcun modo in considerazione cosa avrebbe gravato ora sui bilanci futuri dello Stato.

Lo stesso FMI addirittura ci sembra vada anche oltre, pare indirizzare nella strada della ri-privatizzazione di Cassa di Risparmio, e questo è nettamente in contrasto con le idee di una Banca di Stato “pivot” improntata per fronteggiare crisi di liquidità ed chiedere ulteriori oneri contributivi alla nostra comunità; certamente l’FMI lo pone in un ottica di lungimiranza ma pur sempre in contrasto con le linee di indirizzo che questo Governo ha intrapreso.

La stessa questione dei Crediti non performanti, sotto l’aspetto gestionale in cui non si è visto ancora la benché minima soluzione di sistema e temporale, né siano state introdotte modifiche, anche da noi suggerite, per rimuovere degli ostacoli normativi e fiscali; in termini appunto di gestione il Fondo Monetario Internazionale sottolineata la necessità di una strategia comune ed efficace con il coinvolgimento anche di tutte le parti chiamati in causa per fare sistema; questo aspetto è un ulteriore conferma quindi di ciò che chiedevamo da tempo durante l’operato del duo Grais-Savorelli, sul quale il Governo era totalmente appiattito, ignorando le ns. preoccupazioni.

Tuttavia, a tal proposito, una domanda sorge spontanea, ci chiediamo come sia possibile a questo punto conciliare un OdG votato alla unanimità in Consiglio Grande e Generale, che prevede la gestione pubblica degli NPL, con il recente Bando “pubblico” per la vendita dei crediti Delta ?

Gradiremmo capire Segretario anche in questo caso come intende proseguire e quali siano le strategie che intende adottare su questo fronte, visto anche il giudizio del FMI che ci pare di tutt’altro avviso.

La relazione non risparmia critiche nemmeno ai continui cambiamenti nei vertici di Banca Centrale e tutte le sue conseguenze che hanno provocato ritardi quindi anche nelle valutazioni dell’ AQR, con operazioni di sovrapposizioni di nomine vanificando a dir il vero, anche tutto ciò che era stato fatto in passato; AQR che era stato dichiarato addirittura ultimato …..

Questo lo fanno rilevare anche in termini di rapporti, tra i vari interlocutori in cui auspica che vi sia un migliore coordinamento tra il Governo e Banca Centrale, soprattutto a fini comunicativi Segretario, (rispetto a ciò che era in corso con i vari Grais, Savorelli, Siotto e company) … dove si devono evidenziare le responsabilità a vari livelli ma soprattutto le competenze nei propri ambiti per facilitare il dialogo e la comprensione tra tutte le parti interessate; una Banca Centrale quindi trasparente, che dialoga con il paese, certamente attraverso gli organismi istituzionali, ma a sostegno del sistema e del paese.

Questo ovviamente ci pare a tutti fin troppo evidente, dopo quello a cui abbiamo assistito, ma è proprio su questo punto che attendiamo dal Governo delle risposte che dovranno soddisfare si il dialogo, ma anche monitorare i rischi sistemici e garantire una vera stabilità finanziaria a tutto il comparto bancario.

Infatti in questo clima di incertezza, il FMI si sofferma su di alcuni dati, e se vogliamo in un certo senso sconfessa anche gli annunci fatti dalla Segreteria di Stato all’Industria il mese scorso, in quanto sottolinea la “decelerazione della crescita occupazionale” che, al contrario, aveva segnato nel 2016 e nella prima metà del 2017 una crescita proprio a seguito degli interventi messi in atto gli scorsi anni.

Infatti, nel 2016, appena usciti dalle varie black list, la crescita era del 2%, mentre oggi, in controtendenza a quanto avviene nel continente europeo il Fondo Monetario, per il 2017, prevede un calo di 0,5 punti percentuali, dato che andrà a peggiorare nel 2018, scendendo fino all’1%.

Dati che non possiamo ignorare, e la preoccupazione dello stesso FMI mi pare sia in linea con i principi che esplicita nella sua relazione in maniera molto evidente e diretta tale da evidenziare ancora una volta come le questioni siano ancora lontane da essere risolte, come del resto non poteva essere diversamente proprio in virtù delle politiche adottate in questi pochi anni da parte di questo Governo.

Ovviamente non possiamo che prendere atto di quanto il FMI evidenzia, e certamente siamo chiamati in causa anche noi come tutto il resto dell’opposizione, ma è evidente che la responsabilità di questo peggioramento è pertanto di chi ha guidato in questo ultimo anno le politiche economico-finanziarie, imponendole contro ogni ragione tecnica e politica.

Questo, con l’amara conseguenza che, tutti noi cittadini, stiamo perdendo risorse, capacità economiche e, soprattutto, quella credibilità che era stata raggiunta nella scorsa legislatura.

Infine non credo che menzionando con un pizzico di sano realismo politico tutti gli aspetti critici della situazione attuale, contrariamente a quanto fatto dalla Maggioranza che in mancanza di alibi continua semplicemente a scaricare le colpe sul passato – dove tra l’altro i 2/3 dell’attuale Coalizione di Maggioranza non dobbiamo dimenticare che erano anche in quel Governo (parliamo della passata legislatura) – , e che si possa continuare ad affrontare tutte le questioni anteponendo il cosi detto “muro contro muro”.
Noi, riaffermiamo certamente la nostra disponibilità al confronto; ma un confronto che tuttavia non può non partire dal riconoscimento degli errori fatti e di un necessario cambio di rotta con un atteggiamento propositivo per ricercare soluzioni possibili, condivise e sostenibili, come già più volte proposto, per ridare la necessaria stabilità al ns. sistema bancario e riprendere quel rilancio della nostra economia che era iniziato con l’operato degli ultimi 4 anni di Governo.

Concludo dicendo questo, se per il governo, l’esigenza quindi di condurre politiche economiche – bancarie di rigore si tramuta semplicemente solo con la mera necessità per avere poi l’intenzione di presentare il paese alla comunità internazionale e agli investitori esterni con il beneplacito del FMI per ottenere un accreditamento e configurarsi a supportare un finanziamento anche da altri Organismi Internazionali che lei ha menzionato Segretario, non credo che le ns. strade potranno convergere; la sostenibilità di un debito a tale livello, perché è di questo che si tratterebbe, non lo possiamo certamente condividere con queste premesse politiche improntate solo al mero pareggio di bilancio e senza prospettive di sviluppo; per capire quali saranno gli obbiettivi e per quali finalità queste strade (la ricerca di un finanziamento) che dovranno essere quasi certamente percorse, serve un progetto globale condiviso con tutte le parti istituzionali, sociali ed economiche, per una visione paese comune, ma tutto questo al netto dell’auto-referenzialità del Governo, per consentirci di uscire dalla crisi ovvero dallo stallo che si è creato.

Il Governo ha quindi il compito o meglio il dovere di portare in quest’aula il suo progetto paese, certamente, e noi Segretario saremo ben lieti di confrontarci non solo nella contrapposizione politica ma anche sui contenuti che emergeranno.